I RACCONTI DEL BORGO
MARIO SCAMARDO
LA BOMBOLA DEL
GAS
Nell’unica palazzina a due piani, in
fondo al Viale Africa, abitata da quattro famiglie, un po’ decentrata rispetto
a quello che era l’agglomerato urbano, dove risiedevano circa duemila persone,
non era arrivato il metano. Al momento della posa delle condutture in
quell’ultimo tratto, i lavori si erano fermati da più anni, e non erano più
ripresi. Quattrocento metri ancora e le quattro famiglie non avrebbero avuto bisogno di farsi arrivare le bombole del
butano per cucinare o per mandare avanti gli scaldabagni ed in inverno le stufe.
L’intero immobile era di proprietà di Federica Settepani, cinquantenne nubile
di bella presenza, che abitava un appartamento a piano terra. Federica
possedeva in città, che era distante appena dieci chilometri, altri quattro
appartamenti che i suoi genitori, morti prematuramente, le avevano lasciato in
eredità assieme ad un bar nel paesino, piazzato proprio davanti gli uffici
comunali. Federica aveva gestito l’attività commerciale fino a quando, stanca e
nauseata, non decise di darla in gestione ai due impiegati, il barman e il
pasticciere. Per quindici anni, seduta alla cassa del bar, per dodici ore al
giorno, aveva fatto scontrini, respirando aromi di caffè e fiati puzzolenti
degli avventori. Lei, bellissima donna, aveva vissuto sotto lo sguardo
assatanato di uomini di ogni età che la spogliavano con gli occhi, che si
appoggiavano goffamente alla cassa per sbirciare all’interno della scollatura,
che lasciavano cadere a terra uno spicciolo per guardarle le gambe. E i
cosiddetti notabili, manierosi, goffamente galanti, dalle occhiatine equivoche,
che si sporcavano le cravatte bevendo qualcosa, distratti da un movimento della
cassiera, alla quale non facevano mancare le proposte, quelle di fidanzamento,
di matrimonio e quelle indecenti.
Non aveva mai avuto un fidanzato Federica, tanti uomini le ronzavano attorno, lei col garbo che la contraddistingueva reclinava gli inviti. Pochi amici ed amiche, alcuni pomeriggi l’andavano a trovare, così lei ricambiava di tanto in tanto le visite. Nell’altro appartamento di piano terra abitava una giovane signora, coetanea di Federica, bella e affascinante quanto lei, vedova senza figli da un decennio, Aurora Scaduto, docente di matematica nella scuola media del piccolo centro. Le due donne si rispettavano, quando si incontravano nel pianerottolo restavano spesso a dialogare sulle pochissime novità che in quel paesino si riscontravano, un fidanzamento, un matrimonio, l’istallazione di una fontanella in piazza o l’apertura di un negozietto sulla via principale. Aurora non aveva mai imparato a guidare e Federica, il sabato pomeriggio, la prelevava con la sua utilitaria ed assieme si recavano a far spesa nell’unico supermercato che c’era.
Tutti
i sabato sera, si fermava davanti l’uscio della palazzina una automobile
guidata da un uomo dall’apparente età di sessant’anni, brizzolato e occhiali
sempre scuri, scendeva dall’auto e apriva l’altro sportello per far salire
Aurora, poi andavano via e ritornavano la domenica sera dopo cena. Federica non
lo aveva mai visto da vicino, né mai varcare la soglia della sua inquilina,
così come mai aveva chiesto a costei chi fosse quell’uomo.
L’anno
scolastico verteva al termine e, tutto intorno alla palazzina i prati erano
ricoperti di margheritine bianche e di qualche papavero rosso, erano stati
lasciati incolti affinché riposassero e fossero pronti in autunno per la semina
dei girasoli. Federica amava passeggiare sull’erba e, quasi ogni pomeriggio
percorreva quei prati e si chinava per raccogliere i fiori di campo che spesso
omaggiava ad Aurora, e talvolta accompagnati da una scatola di cioccolatini. .
Federica Settepani non era mattiniera, difficilmente incontrava qualcuno sul pianerottolo o nell’ingresso, difficilmente usciva di casa prima delle dieci e, se non pioveva, preferiva percorrere a piedi i cinquecento metri circa che la separavano dal centro. Spesso passava dal suo bar, entrava, salutava e beveva un caffè mentre parlava col barman, poi andava in giro per le cose che le servivano, dalla merciaia, dal cartolaio, all’ufficio postale o in banca; finite le commissioni, pigliava due rosette dal fornaio e rincasava. Era più di una settimana che non si vedeva con la sua inquilina della porta accanto, e non aveva più notato, il sabato sera, l’uomo che la veniva a prendere in macchina. Una mattina uscendo, notò che la cassetta della posta di Aurora era colma di depliants pubblicitari e c’era qualche busta, sicuramente la bolletta per la fornitura di energia elettrica o l’estratto conto della banca, strano, di solito la cassetta era vuota. Federica non diede importanza alla cosa, considerato che la scuola era finita, era possibile che Aurora fosse andata dai suoi genitori anziani, a trenta chilometri di distanza, ma perché non era passata a salutarla come le altre volte? …. aprì la busta che conteneva l’estratto conto della banca e notò che Aurora non le aveva versato la pigione del mese di maggio e neppure quella di giugno. Che fosse partita d’urgenza per eventuali malori di uno dei suoi genitori?... si incamminò verso la parruccheria per farsi dare una sistemata ai capelli e sperò che proprio lì potesse accedere a notizie sulla docente di matematica. La parruccheria era piena di donne, ma parlavano d’altro, commentavano sui programmi tv, sul ritorno della gonna, sull’opportunità dei tatuaggi, nulla di nulla su Aurora Scaduto. Uscita dal parrucchiere la ragazza prelevò le due rosette dal panettiere e rincasò, notando che la cassetta della posta era stata svuotata e che davanti l’uscio di Aurora c’era, stranamente, una bombola del gas. Pigiò più volte sul campanello della sua inquilina, ma non ebbe risposta, guardò la bombola del gas e notò che il sigillo era intatto, segno che il fattorino l’aveva lasciata perché qualcuno l’aveva ordinata, ma alla consegna nessuno aveva aperto la porta; Aurora sarà andata in giro a fare commissioni o qualcos’altro magari a scuola. Rientrò in casa Federica, preparò i suoi spaghetti al burro, la sua insalata di radicchio e, finito di pranzare, sedette sul divano a leggere un libro. Dalle imposte aperte che guardavano sul retro dello stabile, entrava solo il rumore di un trattore sferragliante che si muoveva nei campi d’intorno e l’odore della terra appena arata, quasi a conciliare il sonno della ragazza. Quando si svegliò, la pendola batteva le sedici in punto e la ragazza mise sul fuoco la minuscola caffettiera. Ebbe giusto il tempo di gustarsi il suo caffè quando suonò il campanello; Federica diede una ravviata ai capelli, passando per il corridoio si guardò allo specchio e mise l’occhio nello spioncino della porta d’ingresso, levò il paletto ed aprì, era Luigi, il ragazzo che consegnava le bombole a domicilio.
Federica Settepani non era mattiniera, difficilmente incontrava qualcuno sul pianerottolo o nell’ingresso, difficilmente usciva di casa prima delle dieci e, se non pioveva, preferiva percorrere a piedi i cinquecento metri circa che la separavano dal centro. Spesso passava dal suo bar, entrava, salutava e beveva un caffè mentre parlava col barman, poi andava in giro per le cose che le servivano, dalla merciaia, dal cartolaio, all’ufficio postale o in banca; finite le commissioni, pigliava due rosette dal fornaio e rincasava. Era più di una settimana che non si vedeva con la sua inquilina della porta accanto, e non aveva più notato, il sabato sera, l’uomo che la veniva a prendere in macchina. Una mattina uscendo, notò che la cassetta della posta di Aurora era colma di depliants pubblicitari e c’era qualche busta, sicuramente la bolletta per la fornitura di energia elettrica o l’estratto conto della banca, strano, di solito la cassetta era vuota. Federica non diede importanza alla cosa, considerato che la scuola era finita, era possibile che Aurora fosse andata dai suoi genitori anziani, a trenta chilometri di distanza, ma perché non era passata a salutarla come le altre volte? …. aprì la busta che conteneva l’estratto conto della banca e notò che Aurora non le aveva versato la pigione del mese di maggio e neppure quella di giugno. Che fosse partita d’urgenza per eventuali malori di uno dei suoi genitori?... si incamminò verso la parruccheria per farsi dare una sistemata ai capelli e sperò che proprio lì potesse accedere a notizie sulla docente di matematica. La parruccheria era piena di donne, ma parlavano d’altro, commentavano sui programmi tv, sul ritorno della gonna, sull’opportunità dei tatuaggi, nulla di nulla su Aurora Scaduto. Uscita dal parrucchiere la ragazza prelevò le due rosette dal panettiere e rincasò, notando che la cassetta della posta era stata svuotata e che davanti l’uscio di Aurora c’era, stranamente, una bombola del gas. Pigiò più volte sul campanello della sua inquilina, ma non ebbe risposta, guardò la bombola del gas e notò che il sigillo era intatto, segno che il fattorino l’aveva lasciata perché qualcuno l’aveva ordinata, ma alla consegna nessuno aveva aperto la porta; Aurora sarà andata in giro a fare commissioni o qualcos’altro magari a scuola. Rientrò in casa Federica, preparò i suoi spaghetti al burro, la sua insalata di radicchio e, finito di pranzare, sedette sul divano a leggere un libro. Dalle imposte aperte che guardavano sul retro dello stabile, entrava solo il rumore di un trattore sferragliante che si muoveva nei campi d’intorno e l’odore della terra appena arata, quasi a conciliare il sonno della ragazza. Quando si svegliò, la pendola batteva le sedici in punto e la ragazza mise sul fuoco la minuscola caffettiera. Ebbe giusto il tempo di gustarsi il suo caffè quando suonò il campanello; Federica diede una ravviata ai capelli, passando per il corridoio si guardò allo specchio e mise l’occhio nello spioncino della porta d’ingresso, levò il paletto ed aprì, era Luigi, il ragazzo che consegnava le bombole a domicilio.
-
Scusi
signorina, ieri l’altro ho portato la bombola del gas alla professoressa, così
come mi ha detto il signore suo amico dopo avermela pagata, quando sono
arrivato non c’era nessuno in casa, l’ho lasciata sull’uscio per poi venirla a
montare e portarmi via quella vuota, sono venuto tre volte oggi e nessuno mi
risponde, lei sa quando posso ritornare?
-
Luigi, io
non vedo la signora da un po’, prima di pranzo ho bussato anch’io, nessuno mi
ha risposto, appena rientra si accorgerà della bombola, se è senza gas non
potrà neppure farsi il caffè, sicuramente passerà dal vostro negozio per
avvertirti. Dovessi vederla io o sentirla rientrare le dirò di avvertirti.
-
Signorina,
io abito sopra il negozio, basta che mi si bussi nel portoncino e io scendo per
venirla a montare.
-
Grazie
Luigi, sempre gentile, salutami tua madre, dille che il primo pomeriggio libero
la vado a trovare.
-
Buon
pomeriggio signorina, riferirò.
Il ragazzo
andò via col suo motorino, Federica richiuse la porta d’ingresso e ritornò al
divano a riprendere la lettura. Dopo cena, indossò una giacchetta in cotone,
prese la borsa dove c’erano le chiavi della sua automobile e quando stava per
accedere al pianerottolo le sembrò di sentire un rumore di passi
nell’appartamento accanto, accese le luci dell’ingresso e bussò alla porta di
Aurora, nessuno le rispose e dopo il secondo tentativo, vedendo che la bombola
del gas era ancora li, sopra lo zerbino, accanto all’uscio, pensò che il rumore
che aveva sentito non erano passi ma qualcos’altro, magari un gatto, guardò su
per le scale, non c’era nessuno, si tirò il portene d’ingresso e si mise in
macchina per andare a casa della sua amica Piera, sua coetanea, compagna di
classe al ginnasio e nubile anche lei, per trascorrere qualche ora in
compagnia. Dopo avere consumato una fetta di torta e avere bevuto un amaro,
Federica raccontò all’amica che la sua inquilina ed amica, la professoressa
Aurora Scaduto, non si vedeva dalla fine dell’anno scolastico, non si vedeva
neppure l’uomo che il sabato sera la prelevava in auto, aveva ordinato e pagato
una bombola di gas, che Luigi le aveva portato, ma che aveva lasciato davanti
la porta nel pianerottolo perché, bussato all’uscio, non aveva risposto
nessuno.
- Scusa Federica, ma perché non le hai telefonato?
- Scusa Federica, ma perché non le hai telefonato?
-
Piera
cara, io non ho il suo numero di cellulare, l’avrei chiamata certamente.
Chissà, forse è in giro con l’uomo che la viene a prelevare, staranno vivendo
la loro luna di miele. Sai, sia il mese scorso che questo mese non ho
riscontrato sull’estratto conto della banca i bonifici relativi alla pigione,
non che mi importi del denaro, ma mi ha stranizzato, visto che lei è sempre
stata puntuale.
-
E’
possibile che sia stata trasferita?
-
Trasferita?....
non so, ma scusami, chi ordina una bombola del gas e la paga, se ha in atto un
trasferimento... non credo proprio... ed io non ho come raggiungere
telefonicamente la sua famiglia, anche perché lei ha solo parlato dei due
genitori anziani ma in ottima salute che abitano in città a quaranta
chilometri.
-
Domattina,
se vuoi avviciniamo a scuola, la media è proprio qui all’angolo, chiediamo in
segreteria, ne sapranno certamente più di noi... se ti va ti aspetto e andiamo
assieme.
Federica assentì, poi, cambiarono
discorso e si accordarono per la serata successiva, per andare a cena in un
agriturismo nelle campagne dintorno. Stava per scoccare mezzanotte quando
Federica, salutatasi con l’amica, si mise in macchina per rientrare a casa. Sul
suo pianerottolo, all’atto di infilare la chiave nella serratura, notò che il
sigillo della bombola del gas non c’era più e lo zerbino era leggermente
spostato. Bussare alla porta di Aurora?... titubò un pochino e, pensando che
l’amica potesse essere già a letto, girò la chiave ed entrò in casa
proponendosi che il mattino seguente l’avrebbe incontrata. Si addormentò Federica
mentre leggeva il suo libro “La figlia del reverendo” di George Orwell, che
narra la storia di Dorothy Hare, la figlia di un pastore protestante, un po’
troppo tiranno, educata ad una obbedienza gretta e ottusa, che viene colta da
un attacco di amnesia. Forse per il contenuto del libro, forse per una
difficile digestione, si svegliò più volte nella notte e le sembrò di vedere
un’ombra che transitava davanti la finestra della sua camera. Accese più volte
l’abat jour, poi si convinse che forse la trama del libro l’aveva un po’
turbata e, dopo un bicchiere d’acqua cercò di riaddormentarsi.
Alle nove
e mezzo del mattino sentì bussare, andò ad aprire pensando fosse Aurora, invece
era Giulia, l’inquilina del piano di sopra, la moglie del comandante dei vigili
urbani, che le recava una busta
contenente la pigione dell’appartamento a primo piano. Federica la fece
accomodare, le preparò un caffè e glielo servì su un vassoio con dei piccoli
savoiardi.
- Scusi signora Giulia, lei che è
quasi sempre a casa, per caso ha visto
la professoressa Scaduto?...sa, è un po’ che non la vedo e la sento, di certo
so che ha cambiato la bombola del gas, deve ancora essere sul pianerottolo
quella vuota, tranne che Luigi il fattorino non l’abbia ritirato.
-
No signorina,
non l’ho proprio vista da un bel po’, ma stanotte, intorno alle tre e mezzo, me
lo ricordo perché mi sono alzata per bere, ho sentito uno strano rumore che mi
è sembrato venire dal piano di sotto, qualcosa che assomigliava ad un enorme
rantolo proprio dall’appartamento della professoressa. Pochissimi minuti dopo
il rumore di una automobile che andava via. Ho svegliato mio marito per
raccontargli del rumore strano, ma lui mi ha dato della visionaria.
-
Fra un po’
devo andare dalla mia amica Piera, lei abita vicino la scuola media, chiederò
notizie a qualcuno, se hanno il suo telefono la chiamo.
-
Signorina,
io vado via, provo ad andare a fare la spesa, vado in bicicletta, se lei saprà
qualcosa, poi me la dice, quel rumore strano mi ha messo un po’ in agitazione.
buona giornata!
-
Felice
giorno anche per lei, se saprò qualcosa le riferirò.
Atteso che
la signora inforcasse la sua bicicletta, Federica si avvicinò all’uscio accanto al suo e bussò
vigorosa col palmo della mano, nessuno rispose, avvicinò l’orecchio alla porta
e tentò di guardare dentro dallo spioncino, odorò persino nel buco della
serratura, non c’era anima viva in quella casa. Finito che ebbe di rassettare
la cucina dove aveva fatto colazione, si preparò per raggiungere la sua amica
Piera e passare dalla scuola per chiedere di Aurora.
La
segretaria della scuola media ebbe poco da dire, fino all’ultimo giorno di
scrutini la professoressa Scaduto era in segreteria a consegnare i registri e
presentare la domanda di ferie.
- Scusi segretaria, lei ha un recapito telefonico della professoressa...
- Scusi segretaria, lei ha un recapito telefonico della professoressa...
- Si, ma non posso darglielo, capirà, per
un problema di privacy.
Le
due donne ringraziarono, pur rimanendo un tantino deluse e si rimisero in
macchina.
Tranne
che per dei programmi scientifici o qualche film interessante Federica non
vedeva la tv; se la era sorbita per tante ore al giorno quando era al bar,
schermo piazzato dirimpetto alla cassa e programmi di intrattenimento spesso
ridicoli che lei non seguiva. Alle venti e qualcosa senti bussare, dallo spioncino
si accorse che era Giulia, la moglie del vigile urbano del piano di sopra che
aveva incontrato, proprio davanti al suo bar, prima di rientrare a casa e col
quale aveva parlato della assenza della professoressa:
-
Signorina,
ha visto il telegiornale? Hanno fatto vedere la foto della professoressa,
scomparsa da circa un mese. Hanno detto che era partita per andare in vacanza all’estero,
credo abbiano detto in Florida, ma non ci sono riscontri in nessun aeroporto.
-
Mi faccia
sedere signora, sono sconvolta, ecco il telecomando, accendo la tv.
La notizia era già stata data.
-
Signorina
io risalgo a casa, vado a sparecchiare.
-
Grazie, io
devo ancora cenare ma non ho voglia, più tardi mi preparerò un panino, ora
voglio sentire la notizia, farò un giro per i canali e poi eventualmente
ascolterò il telegiornale di mezza sera.
Federica
si piazzò davanti al televisore e, fino a quando un telegiornale non ridiede la
notizia della scomparsa, fu un passaggio continuo e frenetico da un canale
televisivo all'altro. Preso il telefono chiamò la sua amica Piera e la informò
dell’accaduto. L’amica le consigliò di recarsi dai carabinieri, visto che era
sua inquilina ed amica e riferire su quanto sapeva, il suo ultimo incontro,
l’ultimo bonifico bancario che giustificava la pigione, la presenza di
quell’uomo che la prelevava il sabato sera.
Non
occorse andare in caserma, il mattino seguente, i carabinieri bussarono alla
sua porta, lei aprì, li fece accomodare, rispose alle domande e quando le
chiesero se avesse lei delle doppie chiavi dell’appartamento, con la sicurezza
di sempre, lei rispose di no.
- Signorina Settepani, ci corre l’obbligo di sfondare la porta, lo farà un fabbro esperto, cercheremo di fare meno danni possibili, dobbiamo ispezionare l’abitazione nella speranza di trovare delle indicazioni che ci aiutino a trovarla.
- Signorina Settepani, ci corre l’obbligo di sfondare la porta, lo farà un fabbro esperto, cercheremo di fare meno danni possibili, dobbiamo ispezionare l’abitazione nella speranza di trovare delle indicazioni che ci aiutino a trovarla.
- Fate pure con comodo, la porta si
riparerà o la farò sostituire.
- Lei conosce bene l’appartamento, se
dovessimo avere bisogno di lei la chiamiamo.
Il fabbro ruppe le due serrature e fu
possibile accedere in casa, mentre fuori, sul pianerottolo, gli altri due
inquilini con rispettivi coniugi curiosavano. Tutto in ordine, un sottile filo
di polvere sui mobili e null’altro. I carabinieri visitarono ogni angolo,
rovistarono tutti i cassetti, guardarono fin dentro le pentole, tra i suoi
libri posti sulla scrivania e dentro la borsa che si portava dietro
quotidianamente, piena di compiti, di registri, di riviste scientifiche. Il
maresciallo invitò Federica a rivisitare ogni angolo, nell’ipotesi ci fosse qualcosa
che lui non avesse visto. In tutto quell’ordine, c’era un oggetto strano che
stava sulla mensola al di sopra del piano di cottura, sembrava dimenticato.
- Scusi maresciallo, cos’è quell’oggetto sulla
mensola…
- Credo sia un becco Bunsen che
è un bruciatore utilizzato nei laboratori di chimica, compatibile con la
materia di insegnamento della Scaduto, Matematica ed Osservazioni Scientifiche.
- Scusi
la mia ignoranza, a cosa serve...
- Si
collega ad un tubo del gas, si accende e la sua fiamma può essere regolata da
fioca fiammella a un dardo capace di temperature molto elevate.
- La
bombola! Si la bombola!
- Scusi
signorina Settepani, cosa c’entra la bombola?
- Maresciallo,
circa dieci giorni addietro, davanti l’uscio ho visto una bombola di butano,
questa palazzina non è raggiunta dall’impianto del gas di città. Mi ha
stranizzato il permanere della bombola sul pianerottolo, ma parlando col
ragazzo che le consegna a domicilio, mi ha riferito che qualcuno, un uomo,
l’aveva ordinata e pagata, io ho notato che per giorni il sigillo era intatto,
ma qualche giorno fa, non c’era più il sigillo, dunque, qualcuno aveva montato
la bombola ed aveva messo fuori quella vuota, nello stessissimo posto.
Il maresciallo si chinò, aprì il vano
porta bombola della cucina e scoprì che la bombola era lì, con il regolatore
montato, ma il tubo del gas era staccato.
- Signorina, il becco Bunsen sembra
essere stato usato da pochi giorni, la Scientifica lo accerterà, credo di
sentire nell’aria quell’odore che si percepisce entrando da uno stagnaro, acido
per saldatura!.... non è una bella scoperta, tutto mi fa pensare che
difficilmente la ritroveremo in vita. Il conto corrente svuotato tra carta di
credito e bancomat, una somma ragguardevole in appena quattordici giorni.
Signorina, oltre agli stagnari, certe saldature le fanno coloro che chiudono le
bare. Non si impressioni, soprattutto cerchi di ricordare qualcos’altro che le
è sembrato strano. La bombola ci ha dato una delle tante possibili soluzioni
del caso, giriamo assieme le altre stanze.
Camera da letto e armadi, salotto e
mobili, corridoio e due armadi a muro, nulla di nulla! D’un tratto Federica si
fermò, strinse il braccio del sottufficiale e disse:
- Ritorniamo in cucina, voglio verificare
una cosa.
Rientrarono in cucina e la ragazza
chiese di far tirare fuori dal suo vano la bombola, e di spostare la cucina. Il
sottufficiale fece entrare un appuntato con la macchina fotografica che
immortalò la scena, poi diede ordini a due carabinieri di tirar fuori la
bombola e di spostare la cucina.
- Vede maresciallo, i quattro mattoni
proprio sotto il vano bombola sono incollati sopra un coperchio di cemento,
quando è stata costruita questa palazzina, proprio lì c’era un pozzo e, i
muratori da lì attingevano l’acqua per impastare il cemento. Mio padre al
momento di piastrellare, fece realizzare il coperchio in cemento con i mattoni
sopra, anche se il pozzo in seguito si asciugò per i drenaggi fatti quando
realizzarono la strada.
Non perse una parola il sottufficiale; ancora
foto e poi il sollevamento, per la verità difficoltoso, del blocco di cemento
ammattonato. Sorpresa e sgomento, un involucro di zinco di forma cilindrica,
circa un metro e ottanta centimetri di altezza, ottenuto da un'unica lamina
saldata per tutta la lunghezza e poi, piegata agli estremi e saldata a tenuta
perfetta. Giù sul fondo asciutto, circa due metri e mezzo, il ferro per saldare,
un ritaglio di lamierino zincato, un paio di cesoie e una bottiglietta
semivuota di disossidante. Mentre venivano posti sul tavolo della cucina i
reperti, Federica si abbassò e raccolse accanto alla bombola del gas una
mostrina con ricamata sopra una aquila bicipite, la strinse nel suo pugno e la
portò con se. Aurora Scaduto era stata uccisa, avvolta nella lamiera zincata,
saldata ermeticamente e seppellita in un pozzo sotto il pavimento della casa
dove abitava. Dopo l’ispezione del magistrato, quel corpo in decomposizione fu
portato all’obitorio. Federica Settepani rientrò nel suo appartamento, si
chiuse in un silenzio religioso, e con la mente cercò di ricordare quella
figura d’uomo che veniva a prelevare i sabati Aurora Scaduto, o qualcosa che la
conducesse verso l’assassino. Tanti anni alla cassa di un bar le avevano
permesso di vedere tantissimi visi, tante espressioni, tanti stati d’animo,
poi, come se fosse stata illuminata da qualcosa, prese la sua borsa e a passo
lesto si recò in caserma. Il Comandante di stazione la fece accomodare nel suo
ufficio e, pensando che fosse andata per capire come riparare le due serrature,
le disse:
- Signorina, deve pazientare un pochino,
il magistrato potrebbe richiedere un ulteriore intervento della Scientifica,
per cui, se non si conclude l’indagine, non possiamo dissequestrare
l’appartamento.
- No maresciallo, io sono qua per
accompagnarla dall’autore del delitto.
Saltò in piedi il sottufficiale.
- Lei sa chi è?
- Credo di saperlo... in fondo al pozzo
c’erano, e l’abbiamo visto io e lei, oltre al corpo della sfortunata, il ferro
per saldare, un ritaglio di lamierino zincato, un paio di cesoie e una
bottiglietta semivuota di disossidante.
- Signorina, lei ricorda perfettamente
tutto, si, quelle cose che abbiamo trovato, sono al vaglio degli esperti.
Federica infilò la mano nella borsetta,
tirò fuori la mostrina con l’aquila bicipite, la porse al maresciallo:
- Questa era a terra accanto alla bombola
del gas, l’ho raccattata, per paura che andasse perduta, mentre gli agenti
estraevano il cilindro di lamiera zincata dal pozzo, la strinsi nel mio pugno
ma dimenticai di dargliela.
Il maresciallo prese fra le dita la
mostrina, poi guardò negli occhi la ragazza che risoluta gli disse:
- Vuole venire con me ad arrestare
l’omicida?... pigli due suoi carabinieri e andiamo in Municipio, è là
l’omicida! Il vigile mio inquilino che abita sopra l’appartamento sequestrato!
La mattina che mi recai a scuola per chiedere sulla mia inquilina, al rientro
incontrai davanti al mio bar il vigile suddetto, si chiama Riccardo Trombini,
mi intrattenni con lui e notai che sul pettaccio sinistro della giacca della
divisa aveva cucita, in maniera quasi maldestra, una mostrina nuova rispetto a
quella un po’ sbiadita che si trovava sul pettaccio destro. Quando, ottenuta la
licenza di costruzione, mio padre decise di iniziare i lavori e chiese poi di
continuare secondo una variante, fu lui, giovane vigile, assieme al vecchio comandante
ad ispezionare i luoghi quindi, era a conoscenza di quel pozzo.
Il maresciallo continuò a fissarla,
come se si aspettasse che gli dicesse ancora qualcosa di interessante, poi
sorrise:
- Chiuso finalmente il cerchio! Quel
rettangolino, quasi impercettibile, rilevato in una delle foto, che la
Scientifica aveva indicato come un francobollo sul pavimento, era questa
mostrina. Lei è una brava investigatrice, forse io lo sono un po’ meno, ma la
chiave di volta è stata la bombola del gas, la mostrina è stata la ciliegina
sulla torta!
Andò via Federica, due giorni dopo
Riccardo Trombini fu arrestato e rilasciò una lunga e dettagliata confessione.
Da quando Aurora Scaduto aveva perso il marito egli era diventato il suo amante
e la moglie scoprì così perché, il sabato sera e l’intera domenica, il marito
le diceva di essere in servizio sul territorio, quasi in incognito. Sul conto
corrente gli fu trovata una cifra enorme versata in trance corrispondenti ai prelievi
al bancomat o con la carta di credito, ambedue della donna assassinata e fu ritrovata l’automobile BMW scura, in
testa al vigile urbano e che aveva acquistato in contanti con i soldi della defunta.
Se vi va, lasciate un commento, che vi sia piaciuta o meno.
Grazie!!!