“Chi sbarca a Palermo viene subito aggredito da un’atmosfera di violenza. Violenza di certe iscrizioni murali. Violenza di un cielo troppo azzurro quand’è azzurro; troppo corrusco quando volge al temporale. Violenza soprattutto di secoli di sole e di un’eternità di polvere. Violenza dello scirocco, rosso vento venuto dall’Africa che stringe la testa in una morsa di fuoco mentre ricopre di sabbia tetti, strade e automobili. … Anche lo scirocco è una dimensione della Sicilia. … In Sicilia ci si sente all’estremo limite del mondo.”
da LEONARDO SCIASCIA LA SICILIA COME METAFORA
" Chi è più vittima del silenzio del popolo siciliano? Domanda strana la mia, ma pur sempre una domanda a cui necessita dare una risposta. Svestito dalla sua dignità, spogliato dalla sua unicità, allontanato dalla sua cultura, relegato al ruolo di vittima sacrificale, alimentato nella sua scelta di emarginato, esaltato nel suo ruolo di "vinto", dato in pasto a falsi orgogli, zittito dalla sferza piemontese, umiliato da una classe politica incapace e alla ricerca dell'opulenza, pronta a schiacciare ogni capo che tenta di sollevarsi.
Il popolo siciliano e "chiuso" nel suo mutismo! "
(Dalla prefazione alla mia silloge in lingua Siciliana "I ME SAVUTI A MUNTUNI" - I miei voli pindarici e le voci dei miei silenzi.)
EROI DIMENTICATI
Chi ha mai pensato a Ermocrate
e al valorosissimo Ducezio,
della Sicilia eroi dimenticati
destinati per sempre all'oblio.
Le vite immolate
combattute con impeti ed ardori,
con sprezzo e con coraggio.
Eroi d'un tempo
generosi e fieri,
dimenticati per sempre
e diventati ignoti.
(Ermocrate: Politico e militare siracusano, nel 410 a.C. combattè contro i Cartaginesi che avevano distrutto Himera e Selinunte. Cadde nel tentativo di rientrare con la forza a Siracusa. Platone riconobbe in lui un modello di statista e condottiero facendone uno dei personaggi del "Timeo" e del "Crizia".
Ducezio, altro eroe, viene ricordato da Diodoro Siculo, il più famoso storico antico della Sicilia [Bibliotheca Storica Siciliana, Ed. Grifiana 1559, libro XI capp. 91-92, libro XIII cap. 20] )
FIGLI DI UN DIO MINORE
Stracci, stracci, ancora stracci!...
Nugoli di bambini affamati
col volto coperto di mosche
e i pancini pronunciati
scavano tra i rifiuti assieme ai cani;
occhi tristi e lucidi,
gambe rinsecchite,
mani vuote con le palme al cielo.
Madri smunte dai seni asciutti
stringono scheletri animati
e mosche, sempre e solo mosche!...
Sulla pista polverosa sfreccia un'auto,
sopra, una signora leopardata
col climatizzatore acceso
fa mille scatti con la sua "Minolta"
e ride e beve "Coca Cola".
Il sole allo zenith picchia
e asciuga l'ultima pozzanghera,
ruba l'ultima acqua
e da le crepe al fango
ed alle pelli dei bimbi
tra rifiuti e stracci,
forse, figli di un Dio minore...
"... i vicoli del "Cortile Cascino", luogo tra i più degradati e malsani della Palermo degli anni '50. Il quartiere, che sorgeva alle spalle della Cattedrale, era un vero e proprio ghetto, dove uomini donne e bambini, che coabitavano con la sporcizia, con migliaia di topi e con milioni di scarafaggi, vivevano segregati e abbandonati nell'abbrutimento e nella miseria senza alcuna speranza. D'inverno, il quartiere, sprovvisto di fognature e servizi, diventava una palude malsana, veicolo di infezioni spesso mortali. E tutto questo accadeva sotto lo sguardo incurante e indifferente degli amministratori e dei cittadini bempensanti...."
(Danilo Dolci)
[Nota al "I Semi del Melograno nano" Ed. NOVECENTO di Mario Scamardo]
PRIMO MAGGIO 1947
Tra anemoni e piselli odorosi,
immerse nel giallo delle ginestre
famiglie intere stanno attorno
ai sassi ricoperti di muschio.
La festa invade la campagna,
il dolce vociare dei bimbi
fa lievitare la gioia.
Solo musica e canti attorno ai cippi;
il ricordo richiama un triste passato
e i vecchi raccontano...
Lacrime antiche percorrono sui volti
i solchi che il tempo ha marcato.
Sulle antiche zolle insanguinate
ogni anno ricrescono papaveri,
testimoni nel tempo...
Dal 1946 ad oggi, per il mondo contadino siciliano è cambiato poco o nulla. Nella certezza che la traduzione in lingua di una poesia dialettale non rende quantomeno la drammaticità, cercherò di farlo. I termini usati sono quasi tutti in disuso, soppiantati da inglesismi, francesismi e quant'altro, questo ancor più ci da l'idea della resa, del radicamento dello stato di "vinti", una piaga grande quanto quella della mafia, dove affiora con impeto l'assuefazione alla disperazione, ed anzichè offrire il petto per affrontare un processo di rivalsa, di riscatto, si offrono le terga per subire la sferza. Il "granaio di Roma" si è trasformato nella riserva di consensi elettorali che hanno avuto come contropartita solo e soltanto "la speranza". La ricerca sfrenata dell'opulenza ad ogni costo dei nostri rappresentanti politici al Parlamento nazionale, di tutte le fazioni e di tutte le ideologie, ci ha ridotti a vittime sacrificali. Ci hanno persino spento il sorriso!
ARRISBIGGHIARISI
Avi nna vita c'appari li sbrizzi
viddaneddu accufurunatu,
t'hannu annurvatu ccu farsi ricchizzi,
ccu li sudura tò t'annu pagatu!
Scecchi, cavaddi, pecuri e jnizzi,
cantara di furmentu ammunsiddatu
nn'hai assai di li cani mmistizzi
ora ca ti vidisti 'mpapucchiatu.
Canciamuli sti corna azzannatizzi!
Circamu sulu di nun accuccari,
ca p'agghiunciri misiri ricchizzi
nna vita nni tocca travagghiari!
Mala-gana e pulitici su pazzi,
chi nni capemu nui di sti pastizzi,
nn'amminsigghianu ppi li so 'ntrallazzi
mentri pirdemu li scecchi e li capizzi!
Traduzione in lingua
DESTARSI
E' una vita che sopporti
villanello pensieroso,
ti hanno accecato con false ricchezze
con i tuoi sudori ti hanno pagato!
Asini, cavalli, pecore, giovenche,
quintali di grano ammonticchiato,
assomigli molto ai cani bastardi
ora che ti sei visto raggirato.
Cambiamole queste teste durissime
cerchiamo di non rinunciare alla lotta
che per sommare misere ricchezze
una vita ci tocca faticare!
Malavitosi e politici son pazzi
che capiamo noi dei loro imbrogli
ci pigliano con le buone per i loro intrallazzi
mentre perdiamo gli asini e le cavezze!
Spero di avervi regalato qualche emozione, se non ci fossi riuscito, vi chiedo venia.
Buona lettura, grazie.
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