domenica 15 luglio 2012

L'AMORE NEL SILENZIO ... POESIA!!!










     Maeterlinck soleva ripetere: "Le anime si pesano nel silenzio come l'oro e l'argento si pesano nell'acqua pura e le parole che pronunciamo non hanno peso che grazie al silenzio in cui sono immerse".
     Tutti ci dicono che il silenzio ha un senso: è l'esperienza del limite, della povertà, del digiuno, del deserto. E' la polarità contrapposta al parlare per parlare, all'oltrepassare semplicemente per reagire, all'arricchire senza comprendere la responsabilità, all'eccedere nell'uso dei beni, a ricercare l'opulenza.
     Il significato del silenzio non è dunque mutismo. Anzi, nessuno deve tacere se ha da dire qualcosa che attiene al naturale diritto di difendere legittimamente la sua libertà personale e la sua vita.
     La pratica del silenzio si attua nè col mutismo nè col multiloquio, ma attraverso l'ascolto delle ragioni degli altri, la chiarificazione delle proprie ragioni, la concentrazione delle proprie intenzioni, ed è la considerazione necessaria perchè tutti concrescano avendo come fine la consonante realizzazione della società-amore.
     Cosa c'entra l'amore col silenzio? Proviamo ad elencare gli amori, ne troveremo una sfilza muti. Gli amori possono essere: dati, ricevuti, vissuti, passionali, infiniti, appassiti, sfioriti, travagliati, ingannati, interessati, stentati, sofferti, abortiti, mai nati, affogati, traditi, affranti, delusi, impossibili, svaniti, pregiudicati, platonici, e potremmo cercare migliaia e ancora migliaia di aggettivi capaci di definire un'amore, pensiamo a cieco, muto, silenzioso, tenue, irruento..... si, proprio migliaia!
     Proverò a offrirvi dei versi legati ad amori silenziosi, dove le parole sono immerse nel silenzio che le avvolge e le stampa sul cuore.




 VIA DEL SILENZIO

Ciao Veronica, ricordi?...
la nostra viuzza stretta,
allargavamo le braccia
e toccavamo le due murate.
Stringevi forte le sbarre
del piccolo balcone
ed io dalla finestra di fronte
ti accarezzavo le nocche.
Non c’era mai il sole
nella nostra stradina,
passava soltanto il lattaio
ed il vecchio maestro di piano
e noi, spennacchiando un geranio
lasciavamo che i petali rossi
come farfalle si librassero in aria
per poi vederli adagiare
sui piccoli coti del basolato.
Più grandi, ci stringevamo le mani
e il sorriso fu il nostro padrone
fino a quando la scuola ci separò
preparandoci ai nostri destini.
Cominciasti ad inseguire chimere,
sembravi già donna ed io,
eternamente bambino!
Sul tuo balcone rigogliosi gerani
alla mia finestra solo foglie verdi,
io ripetei ogni dì il gioco,
lasciando librare i petali,
non sorrisi più, divenni serioso
e guardandomi allo specchio
mi accorsi del mio naso più tozzo,
di una strana peluria sul viso.
Son diventato brutto, pensai
e fu quasi una rassegnazione,
allungai le braccia e strinsi,
come per un addio
le sbarre che stringevi tu.
Ricordavo appena il colore
verde intenso dei tuoi occhi,
ma sapevo che erano
gli occhi più belli del mondo!
Ricordi Veronica?...
Non ebbi nemmeno il tempo
di fare progetti allora,
eri il mio impegno quotidiano,
l’unico, allietato dai petali volanti
e dai nostri silenziosi sorrisi.
Cinquant’anni dopo,
quasi per caso, ti cedetti il passo
in quel budello stretto,
ambedue ci girammo di colpo, e
istintivamente presi le tue mani
e carezzai le tue nocche,
anche tu non dicesti una parola
ma dolcemente, con un polpastrello
raccogliesti sul mio viso una lacrima.
Ciao Veronica…




AMORE

Amore che svanisce e scappa via
amore che da il vuoto
amore catturato che ha messo le ali.
La vita è diventata un temporale
che si è portato via il sereno.
Non c'è freddo, tremo di paura
e piango solo lacrime d'amore.
Dell'amore hai avuto paura,
di soffrire hai tanto timore.
Dove vai così raminga,
fermati!... soffrire per amore
è vivere l'amore!
La vita non ha ieri
dimentica il passato
come io ho già dimenticato,
il domani è già presente! 





MALIA 

Di lei sentissi almeno il ciabattare,
delle sue gonne percepir fruscio,
potessi il suo respiro respirare
per dare sfogo ad ogni mio desio.

     Se io sapessi, ma non so cantare
     le offrirei la meglio melodia
     o possedere tutte l'arti rare
     per tutte tramutarle in poesia.

E' incessante nella mente mia,
non son capace mai di cancellare
l'oggetto immenso della mia malia.

     L'alimento col fiato questo amore
     e sopravviverà alla follia,
     oltre la vita, oltre il cessar del cuore.




FUDDIA

Perdu la vista
nun haiu cchiù occhi ppi nuddu,
(foddi ca sugnu!...)
Ti cercu notti e jornu,
mi chiuiu comu un rizzu.
Sentu la vita tò dintra la mia,
e comu un picciriddu tremu...
(babbu ca sugnu!...)
Jornu ppi jornu crisci la passioni,
ma mutu, viu sulu l'occhi tò...
(Pazzu ca sugnu!...) 



Per la poesia in vernacolo:


Fuddia - Follia - Perdita della razionalità.
Nuddu - Alcuno - Nessuno.
Rizzu - Riccio (mammifero che si nutre di insetti ed è anche un divoratore di vipere, ha un mantello ricoperto di piccoli aculei che usa per la difesa. Si arrotola su se stesso in caso di pericolo. Da quì l'uso figurato di: chiudersi come un riccio).
Babbu - Sciocco.





     Non so se sono riuscito nell'impresa, però ci ho provato! Se ritenete che non ci sia riuscito, consentitemi di rifarmi la prossima volta.
                                                        Buona lettura! 
 







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