domenica 22 luglio 2012

PLUTONE E L'AVERNO ... POESIA !!!



     La morte, l'ultimo atto della vita, imparziale, uguale per tutti! Non c'è lotta contro di essa, arriva con passo felpato, inesorabile, a chiudere la parentesi della vita! Il corpo non è più, solo un ammasso di cellule che si fermano pronte ad offrirsi alle leggi della fisica e della chimica, affinchè la materia si trasformi; miriadi di piccole energie che si trasformano in altre energie. Ogni uomo ha una sua visione della morte, non ce ne sono due uguali. Verga inizia il suo romanzo con i funerali di Bastianazzo Malavoglia, annegato in mare per il naufragio della "Provvidenza". Il fulcro della tensione drammatica della scena non è , come ci si aspetterebbe, la disperazione per la morte di Bastianazzo, ma quella per la perdita del carico, i lupini comprati a credito. Sir Thomas Malory ci racconta la morte di re Artù e di suo figlio Mondred che si uccidono reciprocamente in battaglia, contro ogni morale vengono giustificate queste morti: contendersi un trono! 
     Dove abita la morte? Ha un suo regno? Gli antichi greci l'avevano immaginato nelle viscere della terra.
     Il pensiero della morte fece scaturire dalla mente degli antici greci il re dell’oltre-tomba Plutone. L’umanità greca tremava al suo nome, lo chiamavano l’Invisibile, a cagione della sua buia dimora. Non vide mai la luce Plutone, tranne una volta, quando si spinse sulla terra per amore di Proserpina. Sedeva sul suo trono al centro dell’Averno il giudice delle anime, e le sue sentenze erano senza appello. Il poeta trace Orfeo, quando morì la sua sposa Euridice tra le sue braccia, morsa da un serpente nascosto nell’erba, non ebbe più pace e la disperazione diventò la sua compagna. Decise un giorno Orfeo, nel suo sconforto, di cercare Euridice nell’Averno e di tentare il cuore di sasso del loro custode. Fece tintinnare in tono lamentoso la cetra, ed il suo canto gemette: Euridice! Euridice! Tacquero i supplizi infernali ed anche Cerbero e le Furie. L’amore produsse il miracolo. Plutone, impietosito, consentì che Euridice, seguendo Orfeo, ritornasse a godere della luce sulla terra. 


     Quanto si lega la visione del mondo greco antico alla moderna visione che le tre religioni abramiche ci hanno dato? Credo che il sommo poeta Dante con la sua maestosa opera, abbia mediato il mondo greco con la concezione moderna, il legame, il passaggio avveniva ed avviene con "sorella morte", così come la definì Francesco d'Assisi.



 
TRAMONTO DI UN SOGNO

Nel meriggio avanzato
vedi  danzare pagliuzze
e foglie divelte dal vento,
e tu pensierosa, guardi
a ponente la palla infuocata.
Si ribella la tua anima,
l’imbrunire t’infonde tristezza,
tornano alla mente i ricordi
e le foglie ingiallite
insistono ad intrecciar piroette…
Sbatte una finestra, un geco
inghiotte un’incauta falena;
così vedesti svanire il tuo sogno!
Un grosso boato e contorte lamiere,
sibilanti sirene e… sull’asfalto
una smorfia di dolore
su un volto insanguinato…
Non potesti neppure vederlo
quel viso per l’ultima volta,
non ti è stato concesso
e sei rimasta più sola
ad errar tra angoscia e pensieri
e sempre più a ricercar te stessa.
Il veliero dei ricordi
trasporta antiche trame
e tu scruti il passato.
Il dolore, nemico terribile!...
 Resistere con tutte le forze
o, lentamente soccombere!...
E tu, fragile creatura,
abbarbicata ai tuoi ricordi,
al tuo sogno ormai senza storia,
assisti al morir di ogni giorno
cercando nel sole arrossato
quel volto che mai più vedesti.





LA MORTE SCONFITTA 

Rivoli di sangue sui sassi,
una perla rotola sul selciato,
quà e là le scarpe e una borsetta,
gli occhi semiaperti all'infinito
ed un respiro cupo ed affannato.
Attaccato al vespino un casco rosa,
forse, mai usato
che s'intona con la sua maglietta.
Sulla visiera un nome
scritto con l'uniposca
e accanto un cuore,
attraversato da un dardo di Cupido.
Gente curiosa, accalcata,
gesti che sembrano segni di croce.
Stride una sirena d'ambulanza,
corre all'impazzata
sottraendo alla morte
secondi preziosi.
Noi, mesti, aspettiamo
il responso d'un camice bianco...
la morte digrigna i denti,
sconfitta e stravolta
ammaina la sua falce 
e si avvia verso l'Ade.




BUGIE DI UN SOGNO

Pagine ingiallite di un diario
parlano di primavere tramontate
e di sogni svaniti nel nulla.
Mummificate violette
raccontano piccoli amori
e trascorsi di vita vissuta.
In fondo ad un cassetto,
soltanto una foto stracciata.
Asfalti lucidi e ai cigli
siringhe, tante siringhe...
assordanti grida nella notte,
pianti nelle corsie d'ospedale.
Lunghi silenzi e pagine vuote,
sospiri tirati a lungo
che rimangono dentro come macigni,
intricati pensieri,
liane intrecciate di giungla,
assolate dune vaganti
e venti caldi impetuosi
che sfogliano le pagine d'una vita
immolata ai sogni bugiardi.





GUERRA

L'occhi affussati, 'nsunnacchiatu,
giarnu comu nna cucuzza baffa,
ti nni stai 'nta n'agnuni allavancatu
aspittannu a la crisi chi ti passa.

Poi, nuccinteddu, ormai senza raggiuni,
ppi nun fariti sbintari ti quartii,
tuttu arrunchiatu ti punci d'ammucciuni
e d'un farfanti sonnu ti nni prei

Adaciu adaciu comu nna lumina
la to vita si sta cunsumannu
cchiù passa tempu e cchiù è la to ruina,
cchiù ti taliu e cchiù mi va spirennu.

Addulurata e muta, to matruzza,
s'adduna ca nun parri nna matina,
quagghiasti friddu comu n'acidduzzu
vittima di nna dosi d'eroina! 




Spero con questi versi di avere soddisfatto a qualche interrogativo che pone "sorella morte".

Buona lettura!


 

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