"Crollo dell’architettura di un sogno". Questa frase, potrebbe
ben essere il titolo di un ottimo romanzo di appendice, ma mi porta lontano nel
tempo, quando qualche lustro fa, ero più bravo ad edificare dei templi
bellissimi all’amore. Scorcio di un passato non tanto lontano, che spesso mi
torna alla mente, ormai incapace di darmi sofferenza. Ricordo quando, più
vicino nel tempo, mi rubava il sonno e la ragione e mi riempiva di pena. L’uomo
è, probabilmente, l’unico essere pensante ad avere piena coscienza di se, ed in
ragione dell’età affronta la vita impegnando l’impeto nella giovinezza ed un
pizzico di ragione in più man mano che cresce, per cui, quasi alla fine del suo
percorso, arriva schermato, ed anche i sentimenti più belli, li affronta
mettendo anzitempo nel conto eventuali delusioni o insuccessi. L’uomo impara a
svincolarsi dagli obblighi che natura gli impone, comincia a guardare sé ed il mondo
che lo circonda, crea il bene ed il male, supera le necessità ed inventa l’architettura
dei propri sogni. L’amore sfugge al suo controllo? Spesso si, ma se sfugge, le esperienze
maturate dall’uomo si centuplicano ed in una sola volta si corazza non lasciando
scoperto nulla, perché il dolore, immenso, profondo, diventa la leva della sua fortificazione
e della sua crescita. Amore ragionato? No! Sarebbe una contraddizione in termini.
Conduzione ragionata del rapporto, quello si, entrare in punta di piedi nella vita
dell’altro/a e uscirne, se occorre, in punta di piedi!
Riuscirò con dei versi a riempire di contenuto quanto testè detto? Ci provo, nella speranza di non deludervi.
FINIRA’
L’ECLISSE ?
In cima a
una piccola erta,
lastricata
di pietre bianche,
un vecchio
portone in lamiera.
L’ho
percorsa mille volte
quella
piccola salita e,
varcato
l’uscio ho visto il sole.
Abbandonato
ai sogni
ho vissuto
la favola più bella
fino a
quando un mattino,
ripigliando
il senno
m’accorsi
che ero un trastullo
tra le mani
cruenti
di una
perfidia dea.
Ogni tanto,
passando
alzo
mestamente lo sguardo
e rivedo
quell’erta,
il vecchio
portone ,
e penso a
quel sole
che non ho
più rivisto.
Il tempo si
è fermato,
l’eclisse
persiste da tanto,
son io,
testardo, spero
in un
novello bagliore.
INGANNO
Nasconderti
dietro una bugia,
la soluzione
di tutti i tuoi problemi.
Veder
passare il tempo ed angosciare
reprimere il
più forte sentimento
e non accorgerti
avvedutamente
che qualcuno
sta morendo dentro.
Che l’oblio
colpisca la tua mente
e nel tempo
non ti gravi del rimorso.
Pur se
ferito a morte, agonizzante,
quel che
rimane della vita è tuo,
e tu lo sai,
ma fai finta di niente.
I miei
occhi, quasi del tutto spenti
son fissi
sulla tua fotografia,
è tutto
quello che mi è rimasto,
l’ultimo
grande ricordo, un feticcio,
i tuoi
capelli al vento!
Sulle mie
retine è fisso il sorriso,
l’accecante
luce dei tuoi occhi,
e tanto mi
fa ancora sospirare.
Le ultime
bugie, gli ultimi inganni,
raccapriccianti
scuse banali,
in maniera
avveduta,
le avevo
messe nel conto!
Se le
menzogne fanno la tua felicità,
devo
accettarle ancora?
NON SONO
L’ULTIMO!
Ci vuole
un’ottima vista
per
accorgersi del sole,
nubi
nerastre coprono il cielo
e fitta
pioggia vien giù costante
mentre la
nebbia lenta sale
e oscura
piano piano l’anima.
Da tempo ti
vedo di rado
e devo
affacciarmi di corsa,
un attimo
soltanto, mentre
scompari tra
mille persone.
Ogni giorno
più tetro, il cielo
si copre di
nuvoloni
ed io mi
consegno al pianto
perché il
mio sole è sparito,
è al di la
della nebbia
a scaldare
altri cuori,
ad
illuminare altri sorrisi.
E’ buio,
sempre buio,
attorno,
nessuna fiammella,
un bosco
incantato,
solo sterili
tronchi senza vita,
ed io non mi
compiango,
sono uno
della lunga lista,
uno dei
tanti cadaveri
che hai
seminato per strada,
e so di non
essere l’ultimo!
EUTANASIA DI UN AMORE
Hai generato un mondo di speranze
dove il grigio della vita
si tramuta in rosso scarlatto
ed io automa, ritornato ragazzo,
l'ho percorso per lungo e per largo
e ho vissuto il mondo di fiaba.
Ho rinnegato chi mi ha donato,
ho alimentato col fiato le mete.
Sembrava reale, un mondo vero,
ma tu, incostante nel tempo,
come il vento hai eroso
i tanti castelli di sabbia,
con costanza, come l'onda battente
hai cancellato ogni traccia.
Sull'arenile deserto
mi è cpmpagna soltanto l'angoscia,
amara la vita, realtà crudele!
La lotteria dei tuoi sentimenti
gira al mutar della brezza
come il galletto di latta in cima al camino.
Che cosa son stato
se non un capriccio
per la tua vita legata a più fili,
forse, ho riempito un lasso di vuoto,
eppure, ho sempre donato
senza alcuna riserva...
ho asfissiato gli affetti più cari
e ho creato lo scrigno più bello
dove ho riposto i miei sogni...
"Eutanasia di un amore"...
operata a piccole dosi,
apparentemente indolore.
Oblio della mente t'invoco,
oscura il mio senno
e fa che la vita sorrida
a chi ho fatto del male.
Ora, sparsi qua e là
solo mucchietti di cenere
e desolanti amarezze.
Spero solo di non avervi deluso, ottime riflessioni.
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