Mario
Scamardo
L’imbroglio
Aveva
compiuto appena sedici anni quando Adelaide perdette ambedue i genitori. Per
una distrazione, così lesse sul rapporto di polizia, l’automobile guidata dalla
madre finì in un burrone, uno strapiombo di circa trenta metri, quasi inaccessibile,
su quel breve tratto di strada in terra battuta che dalla nazionale portava all’azienda
di famiglia. Rio il destino per i due giovani genitori, ancora più crudele per
la ragazza, studentessa di liceo, figlia unica, che da quel momento rimase in
balia della famiglia dell’amministratore dell’azienda agricola. Non aveva
parenti Adelaide, tranne l’ancor giovane ed arzillo nonno materno, che viveva
in paese a due chilometri dall’azienda.
Don
Peppino l’amministratore e la di lui moglie la signora Paolina, avevano estreme
cure per Adelaide, l’avevano vista nascere, erano andati al suo battesimo e l’avevano
accompagnata al suo primo giorno alle elementari. Era bella Adelaide, forse più
della sua mamma, ed era una ragazza a modo, si impegnava nello studio e aveva
dato tante soddisfazioni ai suoi genitori. Appena tre giorni dopo il funerale,
riprese la routine di sempre, col suo motorino si recò puntuale a scuola e ripigliò
i suoi studi. Anche nonno Calogero, dopo avere incassato il dolore della
perdita di figlia e genero, si rimboccò le maniche e si trasferì in azienda a
curarsi della sua unica nipote.
La ragazza fu contenta della
decisione del nonno, così si creò un’unica famiglia con quella di don Peppino.
Nonno Calogero prese possesso della
contabilità di quell’azienda che produceva arance, mandarini, limoni, pesche e
susine, ma produceva anche tanta uva da vino e tante olive da mensa. Un
patrimonio non indifferente, dove lavoravano tutto l’anno decine di braccianti
sotto la guida attenta di don Peppino. Anche Adelaide, guidata dal nonno
cominciò a prendere dimestichezza con le carte, con le coltivazioni, con le
trasformazioni, con le vendite e con i contributi da pagare, e più passava il
tempo, più ne dedicava tra i filari di viti e tra gli aranci. Spesso la ragazza
riceveva le visite delle sue compagne e dei suoi compagni di liceo, per loro
con l’aiuto della signora Paolina organizzava qualche festicciola, grandi grigliate
che finivano con la degustazione delle enormi torte di frutta che la signora
preparava. L’unica pretesa di Adelaide era la presenza del nonno, dal quale non
si staccava mai.
Quando
arrivò il giorno della maturità classica, coincise casualmente col suo
diciottesimo compleanno. Nonno Calogero volle festeggiare come non mai. A sera
nella grande aia furono allestite una serie di tavole imbandite, tutti i
contadini con le loro famiglie furono invitati, furono accese una miriade di
fiaccole e quando fu il momento di tagliare la torta, spuntò dal fondo del
viale una fiammante decappottabile rossa.
Adelaide guardò in faccia il nonno,
lui sorrise, lei l’abbracciò e lo sbaciucchiò.
-
Grazie
nonno, è un regalo superbo, così come io l’avevo immaginata. Ma non ho la
patente per guidarla.
-
Non
preoccuparti di ciò, fra tre giorni inizierai a frequentare la scuola guida. Io
voglio che tu per andare all’università abbia la tua automobile. Vedrai
imparerai subito! Solo un quarto d’ora dall’ateneo, e quando non te la
sentirai, dovrai accontentarti di montare sulla mia vecchia utilitaria.
Il nonno infilò la mano in una tasca,
tirò fuori un astuccio, lo aprì e lo porse alla nipote sotto lo sguardo
compiaciuto di tutti.
-
Prendili,
ho aspettato che compissi diciotto anni per donarteli, sono gli orecchini di
tua nonna, quando ti vide appena uscita dalla sala parto, e le hanno comunicato
che eri femminuccia, se li staccò, me li mise in tasca e mi fece promettere che
glielo avrei ricordato di donartele il giorno in cui avresti compiuto diciotto
anni.
Si intristì nonno Calogero, gli
luccicarono gli occhi, gli tremò la voce:
-
Non
potei più ricordarglielo, cinque anni dopo ci ha lasciati, proprio in una notte
di luglio. Fatti aiutare dalla signora Paolina, indossali, tua nonna sarà
contenta e stasera ci guarderà sorridente, magari seduta su una stella.
Abbracciò la nipote, la baciò su
ambedue le guance, poi:
-
Ora
continuate a divertirvi, io scambierò due chiacchere con don Peppino.
Quando l’ultimo degli invitati varcò
il cancello, la luna era allo zenith, nonno Calogero si alzò dalla poltrona in
vimini, prese Adelaide sotto braccio e le disse:
-
Ti
è piaciuta questa festa? Sei rimasta soddisfatta?
-
Si
nonno, sei stato splendido, non si poteva fare di più.
-
Bene,
ora se vuoi puoi andare a riposare.
-
Nonno,
ti va di stare ancora un po’?
-
Certo,
ma dobbiamo passeggiare, le mie ginocchia cigolano e se non mi muovo c’è il
rischio che si inceppino. Adelaide, ora sei una donna, ed io non sono più tanto
giovane. Difficilmente potrò guidarti e consigliarti fino a quando tu laureata,
non sarai capace di reggere quest’azienda. Don Peppino è un galantuomo, ma
anche per lui il tempo passa, ed è più grande di me di un lustro, probabilmente
fra non molto chiederà di andare in pensione e di ritornarsene nella sua casa
in paese.
-
Nonno,
capisco cosa mi vuoi dire, ci proverò a reggere l’azienda, troverò un nuovo
fattore, io sono cresciuta in questo posto, sono legata ai miei ricordi.
-
Lo
so bambina mia, ti capisco, ma andato via don Peppino, gli altri saranno tutti
sciacalli che vorranno avventarsi su una donna sola, tutti vorranno
accaparrarsi i prodotti, il lavoro, l’azienda stessa. C’è un modo per venirne
fuori, mentre è florida e dà buoni utili, bisogna vendere tutto ed investire in
qualcosa che per te sia più gestibile, appartamenti, quote azionarie o partecipazioni
affidabili. L’università ti impegnerà molto, e quando avrai conseguito una
buona laurea, sarai titolare di un tesoro che nessuno ti potrà mai rubare, il
tuo sapere che sarà gelosamente conservato in quello scrigno che è la tua
testa. Non devi dir nulla, vai ora a letto e nei giorni a venire rifletti su
quello che ti ho detto, poi ne riparleremo con calma, se vorrai ci faremo dare
dei consigli, di alcuni ne faremo tesoro ed agiremo di conseguenza.
Adelaide abbracciò il nonno, lo baciò
sulla guancia e, mogia mogia, raggiunse la sua camera.
A
novembre la ragazza cominciò a frequentare l’ateneo della città, voleva
diventare medico Adelaide, una pediatra. Dopo il primo esame ritornò a casa con
un collega, lo presentò al nonno:
-
Lui
è Gianluigi Moro, mio collega di corso. Comincerò con lui la chimica, quindi lo
vedrai spesso.
Il nonno allungò la mano, lo salutò e
disse soltanto:
-
Moro,
figlio del costruttore?
-
Si,
signore, mio padre ha un’impresa di costruzioni.
-
Si,
ho capito. Ma ora scusatemi, io non pranzo, devo andare in paese per un
appuntamento.
Uscì e quando fu sull’aia davanti
alla sua utilitaria fece una grande smorfia.
Appena per cena rientrò e quando si
sedette a tavola chiese alla nipote:
-
E’
solo un collega o c’è qualcosa di più? Scusa se te lo chiedo, ma le ragazze
alla tua età è giusto che abbiano un fidanzato.
-
Nonno
è solo un bel ragazzo che vuole studiare con me la chimica, non lo conoscevo, l’ho
incontrato una settimana prima degli esami, l’unico a non farmi la corte, l’unico
ad essere galante e cortese. Non siamo fidanzati, mi è solo simpatico.
-
La
mia era solo una domanda Adelaide, non un interrogatorio, sai, noi anziani, a
volte siamo un po’ più curiosi dei giovani e talvolta non ce ne accorgiamo neppure.
E’ proprio il figliolo di Salvatore
Moro, il costruttore, il notaio Brosio me lo ha confermato, anche lui ha una
figliola a medicina.
Adelaide non disse una parola, quel
pilastro che era suo nonno, se si era informato sui Moro, avrà avuto le sue
buone ragioni.
Passarono i mesi ed un mattino
Adelaide rimase a dormire fino a tarda ora. Nonno Calogero non la svegliò, ma
quando si fece mezzogiorno bussò alla sua camera con una tazza di caffè
fumante.
-
Sveglia
poltrona, è quasi ora di pranzo, oggi niente lezioni? A che punto sei con la
chimica, non ho più visto il tuo amico venire a casa.
-
Quasi
pronta, ancora una rivisitata e poi son pronta all’esame.
Bevve il caffè, poi si chiuse in
bagno e scese in sala da pranzo alle tredici in punto.
-
Nonno,
Gianluigi meno di una settimana fa mi ha invitato a delle riflessioni sul mio
futuro. Ricordi il discorso che mi hai fatto sull’opportunità di vendere l’azienda
ed investire in appartamenti?
-
Si
che lo ricordo, aspetto che tu decida sul da farsi.
-
Sai,
Gianluigi mi ha fatto il medesimo discorso e, approfittando del fatto che suo
padre fa il costruttore, qualora mi decidessi, il padre, valutata l’azienda, in
cambio di appartamenti, si accontenterebbe di rilevarla lui.
-
E
ci ha messo sei o sette mesi per dirtelo, io ero convinto che questa stessa
proposta te l’avrebbe fatta subito!
L’anziano signore fece un giro
attorno ai mobili di quella stanza, come se cercasse qualcosa, ebbe un attimo di
imbarazzo, spostò un paio di sedie e poi le rimise a posto. Cercava, si cercava
le parole per dire qualcosa.
-
Adelaide, sai la differenza che passa tra un
costruttore ed un palazzinaro? Sembrerebbe nulla, ma non è così! Il padre del
tuo collega è un palazzinaro, uno che dieci anni fa non conosceva cosa fosse il
cemento, la calce, un progetto, una licenza, che non aveva il becco di un
quattrino e non si sa da dove son venute le somme con cui lavora. E’ possibile
che la tua azienda faccia gola a qualche malavitoso e vuole approfittare per
averla da un prestanome, il costruttore, meglio il palazzinaro Salvatore Moro.
Il mezzo? La semplicità di una ragazza come te, ingenua, che davanti ad un bel
ragazzo, ben vestito, molto manieroso, alla guida di una macchina di lusso, si
innamora e si lascia imbrogliare! Facile, una volta realizzato il disegno
perverso, inscenare un crollo dei sentimenti ed una inversione di rotta! Quei
galantuomini di tuo padre e tuo nonno l’hanno realizzata sudando ed impegnando
tutti i loro sacrifici. Il mio incontro col notaio Brosio mi ha schiarito le
idee e diradato i miei dubbi. Vedi Adelaide, gli imbrogli che questa gente
tesse come le ragnatele hanno bisogno di pazienti e bravi attori. Gianluigi
Moro non è stato invadente con te, non ha pressato facendoti la corte, ha
cercato di distinguersi tra la folla di pretendenti, ti ha studiata, ha
lasciato passare il tempo carpendo le tue piccole confidenze da innamorata.
Quando la tela era definitivamente tessuta, pensa, sette mesi, allora si è
sbilanciato con una proposta addirittura allettante, almeno apparentemente.
Nonno Calogero si fermò un attimo, guardò negli occhi la nipote, notò sbigottimento ma anche curiosità, poi diede uno sguardo all’aranceto che stava lì rigoglioso a dieci metri sotto la finestra e vide chini a strappare erbacce i braccianti nel vigneto, quindi riprese:
-
Adelaide,
tu domani avrai qualcuno accanto che ti vorrà bene, oggi credo tu abbia solo me
ed io ho solo te, portiamo nelle vene lo stesso sangue, nessuno mai tradirebbe
l’altro, non può esistere imbroglio tra di noi. Non so se soffrirai per quanto
sto dicendoti, non so se era forte il legame sentimentale con Gianluigi, forse
ti farà soffrire un po’. Quando smaltirai la sbornia, se ne hai una, inviteremo
a cena il notaio Brosio, quel galantuomo amico dei tuoi genitori, ex mio
compagno di scuola, ti informerà sulla condotta di vita del costruttore
Salvatore Moro, delle sue frequentazioni, e delle frequentazioni del figlio.
Non disse una parola la ragazza, si
avvicinò al nonno e lo carezzò teneramente. Rientrò nella sua camera, si buttò
sul letto ancora disfatto, forse pianse, ma sicuramente ripensò alle parole del
nonno, l’unica persona a cui confidava anche le piccole stupidaggini.
Ricompostasi ridiscese al piano terra, prese il nonno sottobraccio e gli chiese
di passeggiare tra gli ulivi, in silenzio, al godere del fruscio del vento.
Nella sua tasca trillò un telefonino, lei guardò nel piccolo monitor e non
rispose, poi risuonò ancora un paio di volte, forse era Gianluigi, cancellò il
numero dalla rubrica e spense il telefono, continuando a passeggiare e a
respirare il profumo delle zagare che arrivava dai limoni fioriti. Giunti
davanti alla porta di casa disse al nonno:
-
Per
favore, non sono mai voluta andare, portami sul ciglio di quel burrone dove
perirono i miei genitori, voglio recitare una preghiera per loro. Quando saremo
a casa, ti darò tutta la documentazione che serve a vendere tutto, ieri don
Peppino ha presentato i documenti per andare in pensione. Domani ci trasferiremo
a casa tua in paese, scusami nonno se ho titubato, tu sei l’unica persona che
non potrà mai imbrogliarmi.
Sei mesi dopo don Peppino andò in
pensione, il nonno vendette tutto con l’assistenza del notaio Brosio, ed investì
il ricavato in modo che la nipote fosse quasi indenne ai raggiri. La laurea arrivò
di lì a due anni, Adelaide si specializzò in pediatria e nonno Calogero
ripetette ancora una volta ad Adelaide:
-
Son
contento figliola, veramente contento, ricordalo la tua laurea nessuno può
rubartela, sei solo tu padrona delle tue conoscenze che son riposte nella tua
mente, questo bene vale mille volte di più che una lista di beni immobili.
Auguri figliola, ti voglio bene!
A tavola per la cena, al TG di prima
serata la notizia: Arrestati il costruttore Moro ed il figlio Gianluigi, truffa
aggravata e continuata, concorso in associazione mafiosa, sequestrati beni per
svariati milioni di euro.
Adelaide si alzò dalla tavola,
prelevò il telecomando e cambiò canale!
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G R A Z I E !!!
s Sembranotorie d'altri tempi, anche se è tutto molto attuale, con ragazze perbene che accettano i consigli e vanno avanti sicure per la loro strada. Grazie per i tuoi racconti, parlano di una popolazione che esiste ancora, la brava gente che con l'onestà difende il lavoro di una vita. Sempre con eleganza, descrivi minuziosamente le caratteristiche dei tuoi personaggi, ne farò tesoro.
RispondiEliminaBel racconto piacevole da leggere una storia che fa meditare sull'amore e le parole dettate dal cuore di un nonno e di una ragazza perbene che con lucidità riesce a leggere ed ascoltare seguire i suoi consigli senza farsi abbagliare da una luce di falsità Grazie e bella giornata aspettando di rileggerti
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