domenica 16 ottobre 2011

R I E C C O M I ! ! ! ! PUNTUALISSIMO !


E’ di nuovo lunedì !

         Ciascun uomo è come uno specchio animato in cui si riflettono, incessantemente, gli infiniti aspetti del mondo esteriore e si ridestano, di continuo, nuovi mondi di sensazioni, di immaginari, di pensieri, di sentimenti.
         Quante cose colpiscono i nostri sensi, e giungono alla nostra coscienza, se ci affacciamo alla nostra finestra!
         Le commozioni, tragiche o meno, possono essere così intense e profonde che non si dimenticano; vivono in noi, con forza imperitura, sensazioni, affetti, sentimenti, che per altri non avrebbero alcuna importanza.
         Quando uno di questi fatti avviene in noi, non può restarvi chiuso, va comunicato agli altri, ha bisogno di uscire da noi, poiché, se restasse imprigionato nella nostra anima, esso ci farebbe soffrire, anche quando non fosse doloroso per se, anzi fosse pur lieto.
         In questo bisogno di esprimere ciò che ci vive nell’animo è la radice, appunto, dell’Arte.
          Se dentro ci è mai sbocciata una speranza lieta, nobile, da essere tutto illuminato, e da vibrarne per il bisogno di dirla a chi ci vuole bene; se dopo sforzi inutili di raccogliere i nostri pensieri intorno ad un tema, di vederci sfavillare nella mente un’idea che rappresenta già il componimento che cerchiamo e siamo presi dalla giocosa irrequietezza di scrivere ciò che abbiamo nel cuore, che ci freme dentro, che ha bisogno di essere detto, che diventerebbe angustia se non venisse espresso, quale forza impedirebbe a quanto maturato dentro di palesarsi, di esprimersi? Si direbbe che la stessa necessità, la quale fa gonfiare la vela del natante al soffio del vento e il gorgogliare dell’acqua tra i sassi, tragga dall’anima i fantasmi vivi come creatura nuova dall’alvo materno. Questa forza che crea si chiama Arte, come una vita nuova, una realtà fantastica, un mondo di figure, di fatti, di immagini, di sentimenti, di affetti, e vengono espressi in modo che questa nuova vita, che questa nuova realtà esista per tutti coloro che possono comprendere l’opera più bella. Ogni mezzo di espressione è legittimo e naturale, quando risponde all’indole, alla natura, alla sincerità dell’artista.
         Esprimere il nostro pensiero non significa senz’altro fare un’opera d’arte. I dialoghi di Platone, le pagine del Vangelo, ci appaiono come sublime poesia, e i trattati scientifici di Galileo Galilei sono sempre stati considerati opere d’arte.
         Al poeta e all’artista non si può chiedere se non la creazione di una sua bella realtà, e quanto più la sua creazione sarà viva e possente, tanto più noi l’ammireremo, e ci imporremo di non condannarlo se la sua opera urta e offende i nostri interessi e le nostre fedi. Pur essendo la morale, la verità e la bellezza campi diversi, non si creda che essi siano assolutamente separati, si può essere contemporaneamente nobili coscienze e grandi anime di artisti.
         Ai poeti bisogna chiedere di esprimere i mondi di fantasmi e di sentimenti che tumultuano in essi, obbedendo solo al bisogno che li spinge a cantare, in maniera sincera, come vogliono i loro cuori.
Le due poesie di oggi  vogliono rappresentare un mondo dove il romantico, il passionale, per certi versi si cela dietro una contenuta rabbia, per un mondo che certo ci appartiene ma che ci tiene distanti, quasi ci esula dall’armonia a cui eravamo abituati. Telematica, cibernetica, tecnologie sofisticate, fanno ancora sentire il profumo di un bambino, l’odore di salsedine che arriva con la brezza, fanno percepire il volo di due libellule amanti? Bella domanda la mia, ma pur sempre una domanda.
Sarà il lettore a rispondere, saranno le sue emozioni a parlare a se stesso, con la certezza che, ogni risposta sarà diversa dall’altra!

 Un saluto per tutti e, Buona Lettura!
Mario Scamardo


A telefonata

Mi criria, ‘nta la me gnuranza:
stari  luntanu nun è suffirenza!
Tutta la smania acchiana di la panza
mentri lu tempu signa la cadenza;
sarà nisciuta o forsi è ‘nta so stanza,
cu sa ‘nta stu mumentu ‘nzoccu penza,
è la me vuluntà chi fa valanza,
provu o nun provu, ma poi mi mettu a lenza.
Fazzu  unnici nummari e si consa
chiddu chi mi pircurri la distanza,
lu strinciu ‘ntall’aricchia comu pinza
e aspettu comu fussi granni accianza…
Nna vuci m’arrispunni a litania:
“TIM, informazione gratuita,
il cliente da lei chiamato
non è al momento raggiungibile”.
Chi bella scocca di gran camurria!


Traslation - Traduzione

La telefonata

Credevo, nella mia ignoranza:
stare lontano non è sofferenza!
Tutta la smania sale dalla pancia
mentre il tempo segna la cadenza;
sarà uscita o forse è nella sua camera,
chissà in questo istante cosa pensa,
è la mia volontà che è in bilico,
provo o non provo, ma poi insisto.
Pigio undici numeri ed è pronto
l’oggetto che mi percorre la distanza,
lo tengo stretto all’orecchio come una pinza
e aspetto come fosse la grande occasione…
Una voce mi risponde a litania:
“TIM, informazione gratuita,
il cliente da lei chiamato
non è al momento raggiungibile”.
Che bel fiocco di grande seccatura!



La traduzione in Italiano di una poesia
in dialetto siciliano la fa diventare quantomeno
“squarata”, ma è giusto che i lettori non italiani
possano almeno percepirne il senso.




Noi cibernetici

Bisonti di latta
in sconfinate praterie
corrono abbattendo
alberi di plastica.
Corvi gracchianti
dai  becchi di cristallo
e ali di cartapesta
si posano su rovi
di filo spinato.
Cavalieri cimierati
cavalcano destrieri di legno.
Polverosi venti
muovono strani fiori
che hanno petali
di tappi a corona.
- dov’è l’erba?...
- è sintetica!...
Le case, enormi scatole di vetro
e non cade acqua dal cielo,
solo granelli di polietilene
e palline di polistirolo.
Fanciulle senza espressione
con enormi capi
e larghe ed alte fronti
spingono telecomandi
e non giocano,
non parlano tra loro,
non piangono e non sorridono…
sono figli della cibernetica,
non vivono emozioni!


Spero di avere soddisfatto le vostre aspettative, qualora così non fosse, a capo chino… scusatemi!

Grazie! Al prossimo lunedì!

(Giorno 28 il nuovo racconto)

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