domenica 13 novembre 2011

ANCORA LUNEDI' ... ANCORA POESIA ...

Il mondo contadino è uguale in ogni regione, in ogni nazione. Vite stentate e sacrifici eterni, fatica incessante e scarsi guadagni, mani incallite e facce bruciate dal sole. I vecchi, seduti sull'aia, raccontano le loro fatiche, i loro ricordi, i loro affetti, mentre lacrime antiche percorrono sui volti i solchi che il tempo ha marcato. La campagna siciliana, talvolta più arida, sferzata da Scirocco, asciuga i contadini, riducendoli a fasci di tendini ed ossa e, l'acqua che non arriva ed accartoccia le foglie dei limoni. Conche e gole secche, e gli occhi sempre al cielo ad aspettare una nuvola, che spesso passa veloce, senza lascire nulla, nemmeno una goccia, per abbassar la calura. Poi, d'un tratto, ad agosto, un tuono, un boato, e giù la grandine copiosa e lesta che spoglia le viti e gli ulivi, ed il contadino, ammutolito, con gli occhi sempre al cielo, per interrogarlo. Misera è la sua esistenza, realtà crudele, fatta di attese e di sospiri, di qualche sorriso e di amari bocconi, ma anche di tanto coraggio e della voglia di ricominciare...


Ho sentito mio padre


Lento Zefiro soffia,
solo fruscii di aranci
e l'olezzar delle zaghere
che nutrono stuoli di api.
Solo, in mezzo al giardino,
aspetto che l'acqua riempia le conche
e sento una voce a me cara,
mio padre è con me,
allo stesso modo di quando bambino
alzavo la mano per cogliere un frutto.
Mi parla con la voce del vento
e anch'essi, gli aranci,
sembrano ascoltarlo,
io e loro siamo stati allevati
col medesimo amore.
L'acqua gorgoglia tra le zolle e disseta,
pian piano la voce svanisce,
mio padre riprende
il suo sonno eterno.
Vorrei raccontarlo a mia madre,
trasferire a lei la gioia
ma poi, ci rifletto...
ne vale la pena?...


Mitituri

Un bummuliddu d'acqua di vadduni,
un crucchiuluni duru e deci alivi,
appoi la testa 'ntall'anga dun sidduni,
ti sta sgranchennu l'ossa, manci e vivi.

     Ppi nna jurnata sta a facci abbuccuni,
     meti, la favuci addiventa arruvintata,
     cala lu suli e mancu tinn'adduni
     ca all'urtimi so raggi cci arrobbi nna rancata.
    
E' tardu, la carina l'hai accruccata,
si stancu mortu, nun senti mancu fami,
ti etti un saccu 'nterra, nna 'ncirata
e ppi capizzu t'aggiusti li liami.

     Prima ca l'arba, ca è sempri puntuali,
     spacca ppi fari lustru d'ammatina
     ha fattu già ddu uri di 'nfasciari
     ddi gragni c'ammurbitutu l'acquazzina.

Sudi, travagghi, stai puru addinucchiuni,
sonni di scafazzari un lettu moddu,
nun vidi o orvu, c'arriva lu patruni
e ti nni vai cu la trarenta 'coddu?...



Tradurre in italiano "Mitituri" è quasi impossibile per i termini dialettali risalenti a prima dell'avvento delle moderne tecnologie. Per farmi perdonare, voglio regalarvi una poesia ilare, che rompe la tribolazione della vita nei campi.



Mastro Giorgino il sarto

Quando seppe del sesso del bambino
quell'iracondo d'un sarto scalcagnato
imprecò forte contro il suo destino
e la mammana prese a bastonate.
- Femmina, ancora femmina! - Ha urlato.
- Son già nove! Solo a un disgraziato
potev capitar tal sorte ria,
mi tocca fare tanta biancheria
e a tutte quante preparar la dote!
Moglie codarda, femmina incosciente,
le fa femmine apposta, per dispetto!
A chi trasmetterò la arte mia,
se tra un anno non farà un maschietto?


Spero di avere soddisfatto le vostre aspettative, se non ci sono riuscito, ve ne chiedo venia. Grazie!







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