domenica 11 dicembre 2011

IL PREGIUDIZIO STRAVOLGE LA NOSTRA RAGIONE! ...POESIA...





"Il pregiudizio si presenta alla nostra coscienza
come un messaggio, mascherato di saggezza e
verità, che stravolge la nostra ragione"






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Se riuscirai ad affrontare il Trionfo ed il Disastro
e trattare nello stesso modo questi due impostori

Se saprai ascoltare la Verità che hai detto
trasformata da furfanti per trarre in inganno gli sciocchi

E vedere infrante le cose cui hai dedicato la vita
e resistere e ricostruire con i Tuoi attrezzi logori

Se saprai fare un fascio di tutte le Tue fortune
e giocarle in un sol colpo di "testa e croce"

E perdere, e ricominciare da capo
senza mai dire una parola di ciò che hai perduto ...

                           Tu sarai un Uomo, figlio mio!

                                            (RUDYARD KIPLING)  



I Pregiudizi occupano la nostra mente e ci convincono di trovarci nel vero e nel giusto, anche se spaziamo nel campo dell'illusione o dell'opinione; instaurate come idee ed atteggiamenti inflessibili, essi sublimano e governano la nostra condotta anche in presenza di contrastanti evidenze.
     Il pregiudizio ci coinvolge a considerare la realtà non compatibile col pregiudizio stesso, e la stessa non può essere negata se non come "eccezione alla regola". Un 'albanese' corretto, modesto e perbene, non modifica l'opinione sugli 'albanesi', ma è eccezione che conferma la regola, quella di assimilare il popolo albanese al malvagio, allo scorretto, all'invadente. Così si spiega perchè le minoranze diventano talvolta bersaglio di pregiudizio, comodi capri espiatori su cui scaricare colpe e peccati. La minoranza è un bersaglio facilmente disponibile per il trasferimento dei desideri o sentimenti che non accetta la maggioranza.
     L'uomo dei pregiudizi è prigioniero di un sistema, non è più capace di distinguere il vero dal falso, egli non è "Uomo Libero", ma schiavo dei pregiudizi! Di conseguenza la discriminazione è l'intolleranza dell'alterità radicata nel rifiuto della pratica del giudicare con ragione, cioè nell'oscuramento e nell'oscurantismo della ragione stessa.
     E' difficile convincere gli estremisti, si può solo sperare di convertirli, e la conversione raramente si ottiene attraverso un discernimento profondo con le armi della sola logica e del ragionamento. E' sempre necessario acquisire la capacità di modificare le nostre opinioni confrontandole con le ragioni degli altri. Occorre l'esercizio quotidiano del rispetto reciproco.
      Ognuno di noi è stato oggetto e soggetto di pregiudizi che talvolta hanno creato "fortune" e tal altra volta hanno fatto sprofondare nella più ignobile "miseria".
      La nostra vita è stata condizionata nelle scelte, che sovente hanno subito il fascino illusorio del pregiudizio, e man mano che la mente è cresciuta ci ha fatto vedere i baratri in cui siamo stati imprigionati.
     Li ho chiamati "lune d'argilla", polarità contrapposte al sole, che vivono di luce riflessa, che si plasmano e vengono plasmate di volta in volta alla bisogna, che trovano mille forme, che cambiano e mutano e ci inseguono e ruotano vorticosamente attorno alla nostra vita e poi, con sorrisi beffardi si allontanano e godono della nostra insofferenza alle catene.



LE LUNE D'ARGILLA

Se non avessi ascoltato mio padre
sarei emigrato su al nord.
- che direbbe la gente?
Tu unico figlio amato allo stremo
in terra straniera
alla pari di uno zingaro...
e allora rinuncio!
Se non avessi ascoltato i miei nonni
sarei missionario in Uganda.
Non potei zappare la terra
perchè indecoroso, eppure,
il mio babbo fu contadino.
La gente, che brutta cosa!
Scegliere percorsi di vita
per convenzione sociale
e vivere per sospirare
e annoiarsi e annullarsi
per quanto non amo.
La gente, odiose lune d'argilla,
traboccanti di pregiudizi,
che mi ruotano attorno
e cambiano forma
e s'adeguano ai tempi
affogando le mie libertà.
Tiranne false lune
che m'avete imprigionato
tra i gangli delle vostre false morali,
le vostre illusorie verità,
che m'avete tappato la bocca,
che m'avete asfissiato...
vi sfido brutte lune,
provate anche per un istante 
a incatenare il mio pensiero! 




Questa poesia in vernacolo, assomiglia tanto ad un soggetto da consegnare nelle mani di uno sceneggiatore di fiabe e favole, dove gli animali, come l'uomo razionalizzano, quindi, come l'uomo soggiaciono ai pregiudizi.
     Desidero far precedere la lirica da una meravigliosa poesia di cui non ricordo il titolo, ma ricordo perfettamente i versi. Sono di un sacerdote alcamese, da poco trapassato, Don Tommaso Papa.




Spara cu' teni pruvuli 'nsacchina,
curri cu l'avi boni li prumuna,
cala lu juncu si passa la china,
sta saziu cu' la joca a muzzicuna,
cu' pri buntati 'un voli fari 'mprisa
mori all'agnuni e senza la cammisa.

(don Tommaso Papa)






U BECCU
                                                                    (A n'amicu malassurtatu) 

Un beccu ca s'avia a maritari
manciannu 'nta nna costa di muntagna
vitti nna ciaravedda chi pascia:
- Bedda... dissi - è liscia, pulita,
ma manca di la cosa chiù 'mpurtanti,
comu si marita un beccu comu mia
ccu nna crapa ca nun avi mancu corna?...
E l'amici c'hannu a diri,
ca lu beccu chiù curnutu di sta terra
fa sgarbu a la so dinastia?
Tunnu vutau, e ppi livarisi pinzeri
versu lu ciumi si nni sturnau.
Un crastu, all'ummira d'un cevusu curcatu
'ntisi nna vuci a tagghiu d'un sbalancu,
curriu, e vitti lu beccu 'nsanguliatu
chi vuciava c'un ciancu spirtusatu.
- Chi fù, - dissi lu crastu primurusu,
- Nenti, - arrispunnì lu beccu,
- Curnata fù, di nna crapazza foddi,
c'avi li corna comu un campanaru,
bedda, lussusa ed eleganti...
Ma quantu m'ha custatu sta crapazza,
era megghiu dda ciaravedda crozza! 






Spero che le poesie rispecchiano il tema del pregiudizio, mi auguro vi soddisfino. Al prossimo lunedì, grazie per l'attenzione. 
 

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