domenica 8 gennaio 2012

LUNEDI'... VERSI IN LINGUA E IN VERNACOLO... ANCORA POESIA!!!!!!!

     E' possibile parlare ad uno specchio? Alla nostra immagine virtuale in esso riflessa? A volte capita e, spesso, abbiamo l'impressione di parlare ad un'altro, ad una persona amica, alla quale confidiamo il nostro intimo più segreto. Guardandoci, notiamo quello che di solito non riusciamo a vedere in noi stessi, i nostri occhi stanchi, le nostre rughe, culla dei nostri sorrisi e delle nostre lacrime, la nostra espressione e, stranamente, siamo spinti a far tornare alla nostra mente alcuni dei nostri ricordi, belli o brutti che siano stati, nostalgici o gioiosi, ricordi che hanno tracciato profondi solchi nel nostro cuore, rimembranze che ci hanno afflitto, e parliamo con noi stessi come se parlassimo ad un'altra persona. Alla nostra immagine riflessa siamo disposti a dare consigli, a consolarla, a compiacerci, ad esortarla e, quando lo facciamo, siamo a nostra volta compiaciuti, si, forse siamo paghi di avere sfogato! Stranamente diventiamo saggi, o pensiamo di esserlo e, come un buon medico, non diamo alla nostra immagine soltanto sciroppi dolci, ma anche pillole amare.
     La poesia di oggi non è altro che un dialogo con la propria immagine riflessa in uno specchio. Racconta le cause e la fine di un grande amore e con essa i tormenti che accompagnano fino alla morte.




ORLANDO ALLO SPECCHIO

Quale prezzo per uno sbaglio
avvenuto per ria voglia
di quale malefica maga,
che ha trasformato la pace
in battaglia continua e irruenta.
Quale arcigno demone
si porta via l'anima,
ti ruba il senno, e tu
non sai che fartene delle ragioni
e anneghi in un pelago
di cui nulla conosci, e scopri
che non hai un perchè.
Ora, hai perso senno e ilarità;
no, non sei entrato per nulla
in illusori fantastici mondi,
in dimensioni al di la del reale.
Crudeli promesse vuote
costellate di zuccherini,
nascoste bugie e intricate trame,
migliaia di lustrini a fare da esca,
e tu, credulone, ti sei fatto irretire!
I suoi mondi?... fantasie contorte,
famelici mostri di insano senno,
secretati a costo della vita!
Il prezzo per uno sbaglio,
indotto errore in assenza di volontà;
alto il prezzo per una ragione assente!
Nei tuoi occhi pieni d'angoscia
non c'è più una lacrima
per piangere sulle tue sventure.
Mai aggiungerai dolore al suo dolore,
che lo stiletto affondato
 con crudeltà nelle tue viscere
continui a scavare senza pietà,
preferisci che ti trapassi il cuore;
preferisci aver per compagni 
il panico crescente e la paura,
ma le tue labbra rimarranno serrate
per custodire un maleficio.
Senza luce la tua vita grama,
tutto spento attorno a te
tranne l'eterna speranza
dell'amor che non muta e mai finisce,
la tua ultima dea...
L'ultimo dei grandi amanti si spegne,
non l'ultimo dei grandi amori!...
E poi?... La speranza dell'oblio,
follia di novello Orlando...
Gli aquiloni son scappati di mano,
si son spezzati i fili
in picchiata, sui cavalloni,
ricoprono lembi di mare in tempesta.
Crudeli destini si abbattono
e come castelli di sabbia
svaniscono i sogni più belli.
Gli usignoli son tutti corvi,
le fioriere grovigli di sterpi,
che prezzo per un'ingenuità!...
Credere che il sole sortisca dai poli
e che gli elefanti han messo le ali,
che sciocco sei stato!...
... e il pugnale affonda sempre più
e lacera le tue carni straziate,
cerca i tuoi organi vitali per colpirli,
ti vuole agnello sull'ara, 
cerca la tua gola.
Non sa che ti ha già scannato 
e ti colpisce ancora senza ragione,
come novello Maramaldo si abbatte
su te inerme, capace solo d'amare...
Che strana gelosia,
tentativi di conquista d'un amore
e pugnalatrice di un affetto carnale...
Lotta senza quartiere con qualunque mezzo,
e dentro il petto colmo di sedicente orgoglio 
la stolta frase che sottende odio per tutti:
o mio o di nessuno!...
Quanto male vi ha fatto!
Due soli si vanno spegnendo
e nel crepuscolo famelica iena ride,
sbrana le vostre carni
e nel freddo della notte 
assapora la vendetta: nè mio nè di nessuno!
Piano piano, con guidata sapienza
ti hanno spento il sorriso,
le stanno spegnendo anche il suo,
e tu, stavolta, nulla potrai,
fino a quando lei, accecata,
non capirà che le si vieta
quello per cui il suo aguzzino
ancora combatte!
Le morali valgono solo per lei,
mentre il tempo passa inesorabile
e mette nella sua bisaccia tetra
i tuoi desiderata, financo la tua vita!




Le liriche in vernacolo servono a riportarci all'essenza ed alla immensità dell'amore vissuto, tanto da poter dare ancora più senso alla poesia in lingua. Come è diventato, com'era! Cosa è diventato, cos'era!





RIVUGGHIU DI LA ME FUDDIA

Mi sentu comu un mulu chi baschia
cu quattru sacchi misi a celu i varda
la me tistazza dura mulinia,
pensa e ripensa a tia, gran jatta parda!

Grigna a lu ventu, la imenta inia,
va maistusa comu n'alabarda
ma cu lu sapi si sta pinzannu a mia
ca cu lu ciatu l'accarizza e guarda...

Ti chiamu ogni minutu, e s'un si surda
senti stu pettu comu vattulia,
riguardati e nun essiri tistarda!

T'aspettu comu fussi lu Missia,
nun senti a nuddu sta me menti tarda,
si tu, rivugghiu di la me fuddia!
 




VULISSI!...

Vulissi essiri lu megghiu fotografu,
ppi firmari di tia tutti l'immagini;
lu megghiu artista c'un pinseddu 'mmanu,
e li biddizzi toi putiri cogghiri;
lu megghiu scarpillinu ccu lu geniu,
ppi 'mmurtalari a vita sti capiddi.
Si fussi pasticcieri lestu e abbili,
di tia facissi nna pupa di zuccaru,
sunn'è piccatu dillu, e fussi Diu,
ddu ali ti facissi, di farfalla,
e siccomu cumannassi sulu iu,
ti cullucassi 'nta nna rosa gialla,
e cu li fogghi ti facissi culla.
Di tuttu u celu, bella fra li belli,
l'occhi ddu stiddi, tunni comu palli
e dintra la to vucca milli perli.


Spero di non avervi delusi, se così fosse... vi chiedo venia.

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