Ho voluto anticipare di due giorni il mio impegno del lunedì con voi, un programma di lavoro mi avrebbe impedito di essere puntuale, di ciò me ne scuso.
LA LOTTA TRA IL BENE E IL MALE
Nella tradizione del tardo Ebraismo e nel pensiero del primo Cristianesimo, il diavolo, chiamato Satana, cominciò a essere considerato l'avversario di Dio. In questa trasformazione non è possibile escludere l'influenza culturale dello Zoroastrismo, che oppone le potenze del bene (Ahura Mazda) a quelle del male (Ahriman); nell'Ebraismo e nel Cristianesimo il dualismo è solo relativo e temporaneo, essendo il diavolo comunque una creatura sottomessa a Dio. Figure diaboliche, o di angeli decaduti divenuti ostili a Dio, sono riscontrabili nella letteratura apocalittica e nella letteratura apocrifa, ad esempio nei manoscritti del Mar Morto, nei quali il diavolo viene chiamato Belial, spirito della malvagità.
Alcune correnti del pensiero rabbinico collegano Satana con l' "impulso malvagio"; in questa accezione, sia il Cristianesimo che l'Ebraismo intendono il fatto che gli uomini possano essere "posseduti" da Satana o da i demoni che gli obbediscono.
Nel Nuovo Testamento il riferimento al diavolo è subordinato al ministero di Gesù che libera dal male e, quindi, dal diavolo. "Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore" (Luca 10:18). La sobrietà dell'approccio del Nuovo Testamento al tema del diavolo risulta evidente se si considera il collegamento al tema più generale della fede e dell'incredulità. Quando Pietro rifiuterà di riconoscere la necessità della passione di Gesù, sarà allontanato come "Satana".
Il folclore e l'arte medievale rappresentarono il diavolo come malvagia creatura munita di corna e coda, spesso al centro di un gruppo di demoni subalterni.
L'Islam, riconoscendo l'ispirazione divina di Cristianesimo ed Ebraismo, trasse da esse la raffigurazione del diavolo. Il Corano lo menziona col nome di Iblis, egli è l'angelo che non si inchina dinnanzi a Adamo. Allah lo maledice, pur lasciandolo libero di tentare gli incauti.
[... La mamma di Rocco la fissò intensamente, quasi a metterla a disagio, poi: - Giulietta, tu sei una ragazza con i piedi piantati per terra. Noi abbiamo parlato, forse poco o, forse tanto, tu ti sarai fatta un’opinione su questa mamma, tormentata così come lo sei tu e come lo è certamente Rocco. Io non sono stata sempre razionale e, in passato, forse un po’ per curiosità, forse per trasgressione nei confronti dei principi che mi erano stati inculcati, forse perché immediatamente dopo l’ingresso di Rocco in seminario, mio marito, portandosi i due figli più grandi, volle separarsi da me ed emigrò in Australia, dove tutti e tre trovarono la morte in un disastro aereo, mi sono rifugiata nell’occulto. Tremenda decisione la mia! – abbassò gli occhi a terra, il suo volto divenne triste, tirò un lungo sospiro – non credo che Rocco ti abbia parlato mai di suo padre e dei suoi fratelli, ha cancellato tutto dalla sua mente, anche se per casa trovi tante foto e tanti ricordi. Tutto ciò lo ha segnato quanto e più di me, ma i nostri caratteri sono forti e ambedue abbiamo rimosso la triste vicenda. Nei primi tempi per me è stato tremendo, non mi davo pace. I figli mi erano stati sottratti, e di loro ho visto le bare scendere da un aereo. La morte dei genitori è nelle cose, la si accetta come un fatto quasi naturale, si trovano giustificazioni e si trova col tempo la rassegnazione. La morte dei figli non è nelle cose, è innaturale, è contro tutte le regole, un genitore difficilmente l’accetta e la rassegnazione non arriva mai. – Giulia la guardava negli occhi, coglieva il suo dolore, sentiva la sua voce tremare, non trovava una sola parola per evitarle il racconto, ma lei riprese: - qualcuno mi parlò di un negromante, capace di evocare gli spiriti dei defunti. La negromanzia veniva praticata pressoché in tutti popoli dell’antichità, i popoli nordici, gli egizi, i tibetani, gli indiani d’America. Il desiderio di conoscenza, la possibilità di parlare con i miei due figli, mi coinvolsero in diversi contatti con il negromante, tutto di nascosto a Rocco. Quando il denaro sottrattomi nelle varie sedute mi sembrò tanto, considerato che i “messaggi dell’aldilà” erano riservati al santone e non a me, diedi un taglio allo spiritismo, ma frequentai astrologi, maghi, cartomanti e divinatori. Nulla di più nefasto per le mie poche risorse economiche. Della magia mi si parlò di quella bianca, affinché potessi essere protetta nella salute, nella vita familiare, nel lavoro, eccetera. La magia rossa riguardava la mia sfera sessuale e l’eventuale amore da conquistare; quella verde, a cui è collegata l’alchimia; quella nera atta a procurare male agli altri e quella viola che si rifà ad una antica filosofia della morte, considerata la Grande Madre. Ciò che è terribile di ogni forma di magia è l’automatismo rituale attraverso il quale si pretenderebbe di sottomettere Dio, i demoni e gli angeli, l’uomo e le forze della natura al volere degli operatori dell’occulto. La morale dell’uomo va certamente in direzione diversa. I maghi sono certamente dei furbi che si arricchiscono sulle disgrazie degli altri. – Le prese le mani, gliele strinse – ti ho impressionata? ...]
(Tratto dal romanzo "I sette giorni della trasgressione" di Mario Scamardo)
E’ STATA COLPA DEL GABBIANO !
Sulla plancia guardavi l’infinito
e una brezza sfiorava i tuoi capelli,
il tuo volto, le tue braccia scoperte…
un paio di guizzi, forse un delfino.
Poggiai la mia giacca sulle tue spalle,
non dicesti nulla, solo uno sguardo,
due occhi profondi e neri,
le sopracciglia esprimevano un cruccio
e ci fu compagno un lungo silenzio.
Cercavi qualcosa o sognavi,
chi eri? Forse una creatura del mare,
dell’azzurro infinito coi suoi misteri,
ninfa leggiadra o ammaliante sirena.
All’orizzonte affiorò dalle acque,
lentamente, coi suoi pallidi raggi,
il più ingannevole degli astri, e tu,
incantata, sempre a mirare nel vago.
Mi distrasse un gabbiano gracchiante,
poggiato sulla cima d’un pennone,
stava spiccando il volo, un attimo soltanto,
in un baleno, non c’eri più… svanita!
All’orizzonte una scia luminosa
si perdette nell’immensità del cielo.
Su un sedile, la mia giacca piegata,
con sopra un pettinino in madreperla.
Chi eri? Forse una fata, certo una strega
che mi rubasti il sonno e la ragione.
Non ho sognato, ne son certo, e ritorna
il magone allo spuntar della luna.
E il gabbiano?... un diavolo!...
o forse tu stessa, che pigliavi il volo.
Ti cercai tra la gente invano,
fino a scrutar le onde pacate…
dissolta nel nulla come angelo o demone,
che rabbia! E’ stata colpa del gabbiano!
IL VIOLINO DEL DIAVOLO
Silenzi infiniti, alternati soltanto
dallo stridulo suono d'un violino.
Posto ritto davanti a uno spartito
si approccia allo studio un bambino.
E' nella villa ovattata di fronte
recintata da muri e cancelli,
e dietro le tende di fine broccato
se ne intravede l'esile sagoma.
Sul foglio che è sempre lo stesso
ho scritto soltanto poche righe,
due frasi appena accennate
di scarso valore e poca maestria.
Una storia, da tempo iniziata
che racconta un amore infinito
e angosce, traversie, dolori e timori.
Il silenzio sovrano mi ammanta,
amico paziente ma vuoto,
compagno di tutte le ore...
eppure, in sua compagnia
ho scritto le lodi più ardite,
ma sentivo vicino il calore
della musa che m'aveva ispirato.
Or seduto ripiglio la penna
ma ritorna al mio orecchio
quello stridulo suono che è beffa;
mi distrae, mi annebbia la mente,
mi mette addosso un certo timore,
su, nel cielo cupo e rossastro,
uno stormo di neri uccellacci.
In giardino il vento impetuoso
fa parlare i cardini di un vecchio cancello.
Ammicco la tenda della villa di fronte
e noto un'insolita sagoma strana,
dimena l'archetto con goffe maniere,
non è più il bambino aggraziato,
è il diavolo col suo violino!
"Allah lo maledice, pur lasciandolo libero di tentare gli incauti".
Tanto, va d'accordo col libero arbitrio. Secondo Sant'Agostino il male non può essere opera di Dio, poichè ciò che è stato creato da Dio non può che essere buono; il male, come insegnava Plotino, è privazione, o assenza di bene. E' possibile che qualcosa, pur creata buona, si corrompa e che il male si insinui nel mondo, qualora gli angeli, i demoni e gli uomini, dotati di libero arbitrio, rifiutino i beni supremi, o assoluti, scegliendo quelli relativi.
Maghi, fattucchieri, cartomanti, negromanti, indovini, ecc., operano l’automatismo rituale attraverso il quale si pretenderebbe di sottomettere Dio, i demoni e gli angeli, l’uomo e le forze della natura al loro volere. Ma questa è un'altra storia!
A MAARA[1]
- Fimmina ottu, ccu chiacchiari e ‘ntricci.[2]
Un quattru ccu l’unu, tripporu[3] e sulità…
focu, sbintura e gran mmalidizioni!
- Chi fù, donna Ufemia, chi faciti?
- Leggiu li carti a sti ddu sbinturati,
ca m’addumannanu si si fannu ziti.
- E ccu sti carti chi sorti cci assignati,
quannu pinsati c’addiventanu mariti?
- Vicenzu prestu si va ‘ngaddulia[4],
porta ccu porta cci avi nna picciotta,
s’un perdi tempu e nun favusia,
la cosa si cummina sutta a botta![5]
- E ppi Ghiacuzzu chi sintenza aviti,
arresta tra li schetti o u maritati?
- Maca Maria![6] A tuttu cc’è rimeddiu,
anticchia di malocchiu e nna fattura!
‘Nta lu puddaru[7] so cci su gaddini,
dui nn’avi a purtari ppi guariri!
Haiu a fari nna mustura [8]
ccu li pinni di la cura,
abbruciati ‘nta lu focu
ppi livari la fattura,
poi cci vonnu tri cunigghia
e simenza di finocchiu,
suttirramu tutti cosi,
cci livamu lu malocchiu!
- E la zita la truvati
ca u vulissi ppi maritu?
- Siti veru ‘mpirtinenti,
a travagghiu cuminciatu,
prisintati linnu linnu[9]
ssi dumanni e ssa nisciuta,[10]
fussi bonu ca ‘ncucciassivu[11]
‘nta nna gran carcara muta![12]
Li carti ripigghiau la gran maara
e l’occhi parpiddiannu[13] si chiuiu:
- strati ardenti di lu ‘nfernu,
armi di pirsuni disgraziati … focu!
Focu e acqua… canigghia[14] a lu ventu!
Ummira tra li ummiri….[15]
[1] Maara – Megera, fattucchiera.
[2] ‘ntricci – Intrecci, trame complicate.
[3] Tripporu – Treppiedi, appoggio dove veniva posta la pentola per poi essere alimentata col fuoco di legna.
[4] ‘ngaggulia – ‘ngagguliarisi, sposarsi, convivere con qualcuno.
[5] Sutta a botta – subito.
[6] Maca Maria! – Espressione di smentita tipica dell’entroterra jatino, col significato di: Attenzione, non è così!
[7] Puddaru – Pollaio.
[8] Mustura – Mistura, pozione.
[9] Linnu linnu- In maniera sbrigativa.
[10] Ssa nisciuta – Domanda che non andava fatta, sproposito.
[11] ‘ncucciassivu – Vi imbattiate.
12 Carcara muta – Malattia che affligge i polli rendendoli muti.
13Parpiddianu – Si aprono e si chiudono repentinamente.
[14] Canigghia – Crusca.
[15]Ummira tra li ummiri – Ombra tra le ombre, spirito guida.
Se dopo aver letto, vi ho spinto ad una riflessione, allora son contento.
Vi auguro ottima lettura.
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