La forza che crea, come una nuova vita, una realtà fantastica, un mondo di figure, di fatti, di immagini, di sentimenti, di affetti, è l’Arte che consente a tutti di comprendere l’opera più bella.
La poesia è il linguaggio esaltato della fantasia e del sentimento; la prosa invece ha sempre, in generale, alcunchè di più pacato, di più mediato; è l’espressione naturale di chi esercita la facoltà della ragione. Essa è il linguaggio proprio della scienza e della filosofia.
L’essere umano muta nel tempo, come l’orientamento del galletto di latta in cima al camino, ad ogni mutar della brezza. Gli incontri, le vicende alterne della vita, le passioni, i dolori e le gioie, i falsi orgogli, i facili arricchimenti, le ricerche di un’opulenza incontrollata, creano sovente condizioni per metamorfosi continue e, spesso, generano i grandi vortici, dove i percorsi diventano irreversibili e le vie sono senza ritorno. Davanti a ciò bisogna interrogarsi sulla fine che hanno fatto sia la fantasia che il sogno. I pensieri non si rincorrono più in un caotico susseguirsi di immagini sbiadite, non si inseguono e non si confondono, sovrapponendosi gli uni agli altri. L’uomo non si vede più bambino ai piedi di una erta nell’intento di risalirla, rimane immobile, ed il tempo che passa non viene più scandito. La sommità non verrà mai raggiunta e non si presenta la necessità di scappare da nessun destino che comunque lo piglierà per mano e lo condurrà all’oblio della ragione ed alla morte. L’uomo non lotterà disperatamente contro qualcosa che non conosce e, l’unica immagine che sarà in grado di fissare, gli darà l’incertezza di una lotta utile.
[…Passarono alcuni mesi e, col procedere del tempo, Rosetta ostentò disinteresse per tutto. Un sottile velo di turbamento la faceva da padrone sul suo volto e, Mario sentiva sempre di più l’affievolirsi del calore con il quale veniva accolto, tanto da suggerirgli di rendere meno frequenti gli incontri. Una sera, dopo avere constatato che non era rientrata dal lavoro, pensò di lasciarle un messaggio e lo infilò sotto la porta d’ingresso dell’appartamento della ragazza. Attese per giorni invano una telefonata e provò a chiamare presso l’agenzia immobiliare. Dall’altro capo del telefono una voce di donna rispose che Rosetta e Guido erano partiti per Milano e non avevano riferito circa la data eventuale del ritorno. Mario ebbe chiara la fine del suo grande sogno, vide crollare tutti i suoi miti ed ebbe la forza di non provare più a cercarla. Nessuna cosa doveva turbare la felicità di Rosetta, se le sue scelte la facevano stare bene con se stessa, tanto andava bene anche a Mario. Era sconfinato il suo amore, non aveva limiti, il suo sacrificio era un prezzo che pagava in nome del sentimento che lo legava a quella donna. Guai a procurarle un solo momento di disagio, lui aveva rinserrato nel suo cuore e nella sua mente i ricordi, ed aveva sofferto nel silenzio pur di non vederla infelice. …]
(Tratto dal romanzo “L’orrendo fascino delle mutazioni” di Mario Scamardo)
L'ULTIMO CORIANDOLO
Canti spezzati e sorrisi amari
dalla tua bocca atrofizzata,
dolci ricordi e sospiri di ieri
nella mia mente offuscata.
Il sonno è marcato da attimi rari,
ai piedi del letto mia madre
mesta e silente mi fa compagnia.
Nella sua testa ormai canuta
son ben chiare le mie lalie.
Lei parla con gli occhi soltanto
e le sue mani aggrinzite
stringono un lembo di lenzuolo.
Il sole del novello giorno
non riesce più a scaldarmi
e le mie labbra si son serrate.
Una sigaretta dopo l'altra,
i nodi alla gola son maglie d'infinita catena.
... "mi faccio sentire io"...
quest'ultima sua frase
risale a tempi lontani.
L' attesa perenne di un trillo,
vana ed inutile attesa,
solo una mera illusione
che mi segna ogni giorno la vita.
Non aspetto più nulla,
dalle mie mani tremanti,
anche l'ultimo coriandolo
è volato sulle ali del vento.
EUTANASIA DI UN AMORE
Hai generato un mondo di speranze
dove il grigio della vita
si tramuta in rosso scarlatto
ed io automa, ritornato ragazzo,
l'ho percorso per lungo e per largo
e ho vissuto il mondo di fiaba.
Ho rinnegato chi mi ha donato,
ho alimentato col fiato le mete.
Sembrava reale, un mondo vero,
ma tu, incostante nel tempo,
come il vento hai eroso
i tanti castelli di sabbia,
con costanza, come l'onda battente
hai cancellato ogni traccia.
Sull'arenile deserto
mi è compagna soltanto l'angoscia,
amara la vita, realtà crudele!
La lotteria dei tuoi sentimenti
gira al mutar della brezza
come il galletto di latta in cima al camino.
Che cosa son stato
se non un capriccio
per la tua vita legata a più fili,
forse, ho riempito un lasso di vuoto,
eppure, ho sempre donato
senza alcuna riserva...
ho asfissiato gli affetti più cari
e ho creato l scrigno più bello
dove ho riposto i miei sogni...
"Eutanasia di un amore"...
operata a piccole dosi,
apparentemente indolore.
Oblio della mente t'invoco,
oscura il mio senno
e fa che la vita sorrida
a chi ho fatto del male.
Ora, sparsi qua e là
solo mucchietti di cenere
e desolanti amarezze.
E, quando non riesci a smaltire il dolore, perchè tutto sfugge dalle mani, perchè anche la speranza si è eclissata, e i ricordi son guerrieri con le lance puntate al tuo cuore, e scopri di non aver più lacrime, allora scrivi! Si, scrivi perchè hai paura di dimenticare, scrivi per fissare in maniera indelebile il tuo penare, non vuoi destinare nulla all'oblio, ti accorgi che ami il tuo soffrire che è rimasto l'ultimo a farti compagnia!
... Vulati versi! ...
Ti fermi o penna mia, nun vo cchiù scriviri,
la fogghia c'haiu davanti arresta bianca,
haiu tanta siti e nun mi va di viviri,
nun c'è cchiu forza 'nta sta manu stanca.
Si tu o menti mia ca stenti a cerniri
ti cerchi li paroli a destra e a manca,
sugnu siddiatu e vulissi fingiri,
mi movu 'nta sta mauta comu tenca.
Di paruleddi ti vulissi inchiri
ccu lingua sciota, e ppi dilla franca,
stu ciriveddu lu vulissi munciri,
ma lu pinzeri è comu un purci all'anca.
Ccu la me fantasia, rinesciu a vidiri
tutti li denti soi di pasta bianca
e sentu la so vuci e lu so ridiri,
mentri lu cori meu patisci e arranca.
Si fussi ventu mi mittissi a curriri
in cerca di la musa ca mi manca,
... vulati versi! ... sinnò sbuttu a chianciri,
nun mi lassati affrittu 'nta sta conca!
Diceva Francesco Bacone: "La speranza è un'ottima colazione, ma una pessima cena."
Quando un'amore finisce, non bisogna mai chiedersi se si è nella parte della ragione o del torto, forse, non bisogna neppure interrogarsi, se non ci si vuol far male ancora di più. Importante è imparare a convivere col proprio dolore, cercando sempre, col silenzio, di evitare di far male all'altro.
Se è una donna a decidere la fine di un amore, fare appello alla speranza è cercare a viva forza delle illusioni ed allungare il proprio patire.
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