Descrivere
sommariamente un sito archeologico, da non addetto ai lavori, è alquanto
difficile. Provo a farlo perché affascinato da una terra ricca di storia, ricca
di passato. La Sicilia, posta al centro del Mediterraneo, crocevia di culture
millenarie e moderne, dove ogni metro quadro nasconde un tesoro, credo meriti
di essere trattata, anche da un semplice visitatore quale io son sempre stato.
Segesta è facilmente raggiungibile percorrendo
l’Autostrada Palermo – Trapani. All’uscita dallo svincolo autostradale, la
provinciale porta direttamente al sito archeologico munito di ampi parcheggi e
di un buon posto di ristoro.
Sicilia Archeologica
S E G E S T A
Quell’antica popolazione mediterranea dell’estremità
occidentale della Sicilia, assoggettata dai Cartaginesi nel IV secolo a.C., gli
Elimi, fondò Segesta in epoca pre-ellenica. Ben presto assurse a grande
importanza, sia per la sua posizione strategica, al centro di un’area dominata
da città puniche delle coste settentrionali ed occidentali, che per quella
economica. Nel 409 a.C. i Cartaginesi, venuti in aiuto di Segesta, rasero al
suolo Selinunte, sua acerrima nemica. Fu dalla distruzione di Selinunte che la
città entrò nell’orbita punica, ma ciò non ebbe influenza alcuna sui costumi,
anzi si affermò sempre di più l’ellenizzazione. La dominazione romana non fu
oppressiva, per una non definita “parentela” tra i due popoli, ma non tardò ad
arrivare il degrado e la decadenza, fino ad essere dimenticata, fino alla non
citazione nelle carte da parte dei geografi del tempo. Il Monte Barbaro domina
l’altopiano sul quale la città sorgeva; dell’abitato, attraverso il rilevamento
aerofotogrammetrico, ci si può fare un’idea, un impianto regolare ed una serie
di terrazzamenti che consentivano di superare i dislivelli talvolta notevoli.
Costruita tra il VI ed il V secolo a.C. o, come qualcuno suppone, dai reperti
dell’archeologia dispersa che spostano la datazione alla conquista agatoclea.
La città era protetta a valle da una doppia cinta muraria di epoca
probabilmente classica o ellenistica. L’unico edificio noto all’interno del
perimetro urbano è il teatro, e nelle adiacenze di esso il noto tempio, sembra
mai finito, e il grande santuario arcaico e classico in contrada Mango. L’interesse
a saperne di più sul sito non è mai sopita, ma i tempi sono quelli
archeologici.
Il Teatro
Fondato nel V secolo a.C. in cima al monte Barbaro, venne
riedificato in età ellenistica, conservando di questo periodo, fino ad oggi
tutte le peculiarità. La cavea è stata in parte ricavata dalle pendici della
collina, il resto è sostenuto da un muro in blocchi calcarei estratti nel sito.
E’ andata perduta la parte alta della cavea che era cinta da muro perimetrale.
Le venti gradinate superstiti, restaurate, sono divise in sette settori a forma
di cuneo, in cima alle quali, tutto è andato perduto. La forma della cavea è
semicircolare con prolungamenti fino all’edificio scenico, che delimitano
l’orchestra. Anche se mai trovati, l’architrave della scena, doveva essere
figure, una sembra essere il dio Pan. Le parodoi scoperte separano la cavea
dall’edificio scenico, mentre l’esterno dell’edificio scenico è recintato da un
muro di fattura non pregevole. Sotto la cavea è stata rinvenuta una grotta con
materiali preistorici.
Il Tempio
Il Tempio è l’edificio più importante di un santuario
suburbano tuttora inesplorato. Venne eretto nel V secolo a.C. ed è un esastilo
periptero. Il tempio è rimasto incompiuto in quanto non vi sono tracce sia
della cella che della copertura; le colonne non presentano scanalature. La
posizione in cui si trova, solitario, è molto suggestiva, esso è uno dei più
perfetti e meglio conservati di arte dorica.
L’edificio a forma rettangolare misura m.21 x m.56, si
presenta come un peristilio di 6 x 14 colonne su un basamento, il Krepidoma di
tre gradini coronato da architrave e fregio, sulle due fronti, da bassi
timpani.
Mai il tempio è stato adibito a misteriosi culti indigeni o a
culti a cielo aperto, solo un’incompiuta, mancante di tetto, cella e
scanalature nelle colonne. Tutto ciò ha fatto del Tempio oggetto di studio e di
interesse per gli archeologi, e di ammirazione per i visitatori. Dal punto di
vista stilistico, le sue qualità architettoniche ne fanno un prodotto di serie
del 430- 420 a.C., così dimostrano le proporzioni quanto l’esagone dell’echino
dei capitelli.
Il Santuario
Al confine orientale della città un sentiero porta al
santuario. Di proporzioni notevoli il santuario è in buona parte inedito: un
muro di Témenos a blocchi poderosi, recinge un’area vastissima di circa m. 84 x
m. 48. Alcuni muri assicurano la presenza all’interno dell’area l’esistenza di
più edifici, ma si rilevano capitelli dorici e altri reperti. La testimonianza
elima è data dalla presenza di ceramiche attiche con iscrizioni graffite in
alfabeto e lingua elima.
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