sabato 7 dicembre 2013

SICILIA ARCHEOLOGICA - S E G E S T A


















Descrivere sommariamente un sito archeologico, da non addetto ai lavori, è alquanto difficile. Provo a farlo perché affascinato da una terra ricca di storia, ricca di passato. La Sicilia, posta al centro del Mediterraneo, crocevia di culture millenarie e moderne, dove ogni metro quadro nasconde un tesoro, credo meriti di essere trattata, anche da un semplice visitatore quale io son sempre stato.
 Segesta è facilmente raggiungibile percorrendo l’Autostrada Palermo – Trapani. All’uscita dallo svincolo autostradale, la provinciale porta direttamente al sito archeologico munito di ampi parcheggi e di un buon posto di ristoro.

Sicilia Archeologica
S E G E S T A





Quell’antica popolazione mediterranea dell’estremità occidentale della Sicilia, assoggettata dai Cartaginesi nel IV secolo a.C., gli Elimi, fondò Segesta in epoca pre-ellenica. Ben presto assurse a grande importanza, sia per la sua posizione strategica, al centro di un’area dominata da città puniche delle coste settentrionali ed occidentali, che per quella economica. Nel 409 a.C. i Cartaginesi, venuti in aiuto di Segesta, rasero al suolo Selinunte, sua acerrima nemica. Fu dalla distruzione di Selinunte che la città entrò nell’orbita punica, ma ciò non ebbe influenza alcuna sui costumi, anzi si affermò sempre di più l’ellenizzazione. La dominazione romana non fu oppressiva, per una non definita “parentela” tra i due popoli, ma non tardò ad arrivare il degrado e la decadenza, fino ad essere dimenticata, fino alla non citazione nelle carte da parte dei geografi del tempo. Il Monte Barbaro domina l’altopiano sul quale la città sorgeva; dell’abitato, attraverso il rilevamento aerofotogrammetrico, ci si può fare un’idea, un impianto regolare ed una serie di terrazzamenti che consentivano di superare i dislivelli talvolta notevoli. Costruita tra il VI ed il V secolo a.C. o, come qualcuno suppone, dai reperti dell’archeologia dispersa che spostano la datazione alla conquista agatoclea. La città era protetta a valle da una doppia cinta muraria di epoca probabilmente classica o ellenistica. L’unico edificio noto all’interno del perimetro urbano è il teatro, e nelle adiacenze di esso il noto tempio, sembra mai finito, e il grande santuario arcaico e classico in contrada Mango. L’interesse a saperne di più sul sito non è mai sopita, ma i tempi sono quelli archeologici.


Il Teatro 

Fondato nel V secolo a.C. in cima al monte Barbaro, venne riedificato in età ellenistica, conservando di questo periodo, fino ad oggi tutte le peculiarità. La cavea è stata in parte ricavata dalle pendici della collina, il resto è sostenuto da un muro in blocchi calcarei estratti nel sito. E’ andata perduta la parte alta della cavea che era cinta da muro perimetrale. Le venti gradinate superstiti, restaurate, sono divise in sette settori a forma di cuneo, in cima alle quali, tutto è andato perduto. La forma della cavea è semicircolare con prolungamenti fino all’edificio scenico, che delimitano l’orchestra. Anche se mai trovati, l’architrave della scena, doveva essere figure, una sembra essere il dio Pan. Le parodoi scoperte separano la cavea dall’edificio scenico, mentre l’esterno dell’edificio scenico è recintato da un muro di fattura non pregevole. Sotto la cavea è stata rinvenuta una grotta con materiali preistorici.








Il Tempio

Il Tempio è l’edificio più importante di un santuario suburbano tuttora inesplorato. Venne eretto nel V secolo a.C. ed è un esastilo periptero. Il tempio è rimasto incompiuto in quanto non vi sono tracce sia della cella che della copertura; le colonne non presentano scanalature. La posizione in cui si trova, solitario, è molto suggestiva, esso è uno dei più perfetti e meglio conservati di arte dorica.
L’edificio a forma rettangolare misura m.21 x m.56, si presenta come un peristilio di 6 x 14 colonne su un basamento, il Krepidoma di tre gradini coronato da architrave e fregio, sulle due fronti, da bassi timpani.
Mai il tempio è stato adibito a misteriosi culti indigeni o a culti a cielo aperto, solo un’incompiuta, mancante di tetto, cella e scanalature nelle colonne. Tutto ciò ha fatto del Tempio oggetto di studio e di interesse per gli archeologi, e di ammirazione per i visitatori. Dal punto di vista stilistico, le sue qualità architettoniche ne fanno un prodotto di serie del 430- 420 a.C., così dimostrano le proporzioni quanto l’esagone dell’echino dei capitelli.







Il Santuario 

Al confine orientale della città un sentiero porta al santuario. Di proporzioni notevoli il santuario è in buona parte inedito: un muro di Témenos a blocchi poderosi, recinge un’area vastissima di circa m. 84 x m. 48. Alcuni muri assicurano la presenza all’interno dell’area l’esistenza di più edifici, ma si rilevano capitelli dorici e altri reperti. La testimonianza elima è data dalla presenza di ceramiche attiche con iscrizioni graffite in alfabeto e lingua elima.



Monete segestane 


 



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