mercoledì 8 gennaio 2025

IL CASTELLO DELLA ZISA E I SUOI DIAVOLI

 

Mario Scamardo

I Racconti del Borgo

Racconto breve

IL CASTELLO DELLA ZISA E I SUOI DIAVOLI

 


Fuori dalle mura di Palermo, all’interno del parco reale normanno, chiamato dall’arabo “Genoardo”, sorgeva  il Castello della Zisa dall’arabo “Al Aziza” che significa “la splendida”, oggi patrimonio dell’Unesco.

Il palazzo fu costruito per volere di Gugliemo I detto il Malo ma fu completato da Guglielmo II detto il Buono nel 1175. Esso castello, fu residenza estiva della famiglia reale e della sua corte, immerso nel verde di uno splendido giardino che si estendeva da Altofonte fino alle mura del palazzo reale. Spesso, ancora oggi, molti chiamano l’abitato di Altofonte, “u Parcu”.

Il Castello della Zisa subì nel corso degli anni delle trasformazioni. Giovanni Sandoval , discendente dai sovrani di Leon insediatisi nel Regno di Napoli e nel Regno di Sicilia, nel 1635 apportò cambiamenti in stile barocco.

La Zisa divenne nel tempo un Museo di Arte Islamica ed ospitò tantissimi reperti provenienti dall’area mediterranea. Uno dei grandi motivi di interesse è il sistema di ventilazione, atto a mitigare la calura e l’afa che porta con se il vento di scirocco, ed è ritenuto un modello all’avanguardia di architettura bioclimatica. Dei fori ricavati nei pavimenti di tutti i piani del castello, consentono i passaggi dell’aria e l’apporto di frescura. Una canaletta attraversa il pavimento della sala, dove scorre l’acqua che fuoriesce da una fontana posta in fondo alla sala.



Entrando nel castello, non si può fare a meno di alzare gli occhi e guardare l’arco sull’ingresso della Sala della Fontana. All’interno di una vaga ellisse a fondo chiaro, contornata da nuvole grigiastre, un affresco barocco, dove sono rappresentate parecchie figure, intere, a metà, parti di esse, collocate secondo una vaga spirale. Sono in realtà alcune divinità della mitologia greca, Nettuno, Marte, Venere, Giove, Plutone, Vulcano, Mercurio, ecc., piccole, grandi , capovolte, con una prospettiva che genera talvolta confusione, difficili da contare, sono I diavoli della Zisa.

Una leggenda vuole che la Sala della Fontana nasconda un tesoro e che i Diavoli della Zisa se ne stiano là a guardia di esso, considerato che i Cristiani avrebbero voluto venirne in possesso.

Il giorno dell’Annunziata, il 25 di marzo di ogni anno, la leggenda vuole che i “diavoli” facciano smorfie, muovono la coda e così allontanano, impaurendo e minacciando i visitatori.

Attorno ai “diavoli”, in tutta la Sicilia, sono sortiti modi di dire, imprecazioni e, talvolta, aspirazioni. Quando i bambini sul sagrato della chiesa o in uno slargo, giocando a palla, a rincorrersi o a nascondino si muovevano animatamente, il parroco o i genitori solevano esclamare: Sunnu scatinati e si movinu comu i riavuli a Zisa!

Quando il vento scapigliava i bambini e le ciocche assumevano forme strane, le mamme sorridendo: Hannu i capiddi comu i riavuli a Zisa!

In famiglia, quando litigavano i fratelli, la frase immediata era: …e chi fù, si scatinaru i riavuli a Zisa?...Corcunu sbagliau a cuntalli?

Quando l’avversario vinceva più partite giocando a scacchi o a dama, il palermitano era solito esclamare: O manciasti mmerda i scimia o ‘nsirtasti u nummaru ri riavuli a Zisa!

Quando si chiedeva l’età ad una signora e la risposta ritardava ad arrivare, il siciliano era solito dire: L’anni ra za Lisa acchiananu e scinninu comu u nummaru ri riavuli a Zisa.



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