Gli
Armeni nella Valle Jato
(Da
una ricerca dell’ing. Gioacchino Nania)
Le deportazioni degli
ultimi musulmani di Sicilia nel 1246, sotto Federico II, determinarono uno
spopolamento dell’intero territorio di influenza di Jato. I tentativi di
ripopolamento del 1488 con gli albanesi e del 1799 con la edificazione delle
Università di San Giuseppe Jato e Camporeale, con una serie di agevolazioni
loro concesse, stanno proprio a testimoniare la sproporzione tra l’estensione
del territorio e il numero di persone destinate alla sua utilizzazione.
Dall’esame di una concessione del 1285 sembra evincersi un primo tentativo di
ripopolamento ad appena 12 anni dalla distruzione di Jato. In tale anno
l’Arcivescovo di Monreale Benvenuto concede a Omodeo Lantieri, Tommaso
d’Armenia e ai loro consoci il casale di Jatina.
Analizzando il
contenuto della concessione si rileva, innanzitutto, che si tratta di un tipo
di concessione diversa dalle altre dello stesso periodo: non vengono riportate
solamente le condizioni economiche ma viene anche sottolineata una serie di
clausole proprie di un contratto tra un signore ( l’Arcivescovo) e una comunità
straniera. Viene innanzitutto riportato che Omodeo Lantieri, Tommaso d’Armenia
e i loro consoci pregavano (l’Arcivescovo)
- -
di potere stare e dimorare sotto il
dominio e la potestà della Chiesa di Monreale
- -
di poter trarre giovamento e godere
delle libertà, usi e consuetudini di cui godevano uomini e borgesi di detta
Chiesa. Inoltre avrebbero dovuto pagare alla Chiesa le decime e gli altri
diritti sul frumento (laboribus) e sulle vigne (vineis) come gli altri nostri
borgesi sono soliti pagare.
Chiaramente uomini e
borgesi dell’Arcivescovado erano già sottoposti al dominio, alla potestà, agli
usi e alle consuetudini della Chiesa. Il fatto che vengano specificate tali
condizioni e, soprattutto, l’espressione
“come gli altri borgesi” sta ad indicare che si trattava di persone non
appartenenti all’arcivescovado. Ma soprattutto l’atto di fedeltà e l’omaggio
stanno a rappresentare l’inizio della costituzione del rapporto di
vassallaggio, elemento essenziale nel feudo. Viene inoltre ad essi concesso che
tutte le questioni o liti che dovessero sorgere tra essi dovranno essere
giudicate da uno di essi: una forma di gestione autonoma della giustizia
caratteristica, nel medioevo, di gruppi e comunità etniche. Ma particolarmente
importante risulta il fatto che nessun estraneo presuma di dimorare o
conversare con essi senza la volontà della Chiesa e che tutte le concessioni valgono
non solo per Omodeo, Tommaso e altri loro consoci ma anche per tutti coloro che
dovessero ancora provenire dalla loro nazione e che, col consenso di Omodeo e
Tommaso, volessero abitare nel casale di Jatina. Risulta chiaro. A questo
punto, che si è in presenza di persone di nazionalità diversa. Ma quale?
L’unico elemento è
costituito dal paese di origine di Tommaso: l’Armenia. Vediamo sino a che punto
una supposizione del genere può essere ritenuta attendibile.
Sin dal III secolo
buona parte degli Armeni aveva abbracciato la religione cristiana e la Chiesa
armena attorno al 350, sotto re Tiridate, era divenuta “la chiesa della nazione
e dello stato armeno”. Già nell’XI secolo la Chiesa armena aveva stabilito dei
buoni rapporti con la Chiesa di Roma e nel Concilio di Firenze (1431-1445) era
stata confermata l’unione con la Chiesa cattolica.
Per il periodo
medievale possiamo fare riferimento ad alcuni dati e considerazioni di Cyril
Toumanoff :
- -
La conquista selgiuchide dell’Armenia
provocò un fenomeno unico nella storia: la sua èlite sociale e politica
abbandonò il paese e si stabilì in terre straniere dando vita ad una Nuova
Armenia in esilio (anno 1074).
- -
Leone II il grande, principe d’Armenia,
(1186-1219) temendo gli Ayyubiti e non fidandosi dei Bizantini alleati di
Saladino decise di collaborare strettamente con l’occidente. Si dava il caso
che l’Armenia rientrasse benissimo nel sogno di un impero universale degli Hohenstaufen:
da qui il riavvicinamento di Leone con Federico Barbarossa e, più tardi, di
Enrico VI.
Il periodo dal 1247 al
1266 è caratterizzato da una serie di guerre tra armeni, georgiani, antiocheni,
mongoli e mamelucchi che sconvolgono l’intera regione e culminano nel 1258 con
la presa di Bagdad. Nel 1266 Boybars invase l’Armenia, la mise a ferro e a
fuoco e si portò 40000 prigionieri.
Sugli elementi
riportati in maniera succinta, possono farsi le seguenti considerazioni:
- -
La cristiana Armenia, nel periodo
esaminato, era in buoni rapporti sia con la Chiesa sia con l’Imperatore:lo
svevo Manfredi.
- -
L’emigrazione era, ed è purtroppo ancora
ai nostri giorni, una caratteristica di questo popolo.
- -La situazione della loro regione era
tale da consigliarne l’abbandono.
Immaginare a questo
punto un gruppo di Armeni che, abbandonato il proprio paese, trova asilo nelle
terre dei correligionari dell’Arcivescovado sembra essere, col riferimento al
documento riportato, abbastanza attendibile.
Valle Jato
Con Gioacchino siete cresciuti assieme, chi non ha contezza della vostra amicizia ha difficoltà a comprendere. Uno studio continuo per cercare di salvare una società alquanto degradata. Grazie ad ambedue!!!
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