Freud ci dice che "il sogno decifrato spesso ci si rivelerà inconfessabile" Ma nell'inconscio non vi è solo l'infimo ma anche il sublime.
Noi non vogliamo addentrarci in nessuna analisi, dobbiamo chiederci perchè i nostri sogni, i nostri ricordi, belli o brutti che siano, pur avendo tentato di relegarli in angoli bui della nostra mente, a volte ritornano! Ci fanno talvolta gioire e tal'altra soffrire, spesso in ambedue i casi, troviamo qualcosa che ci soddisfa. Un grande amore può, per cause varie svanire, pensiamo di consegnare, dopo aver patito, tutto all'obblio, l'idea ci soddisfa e, dopo tutti i tentativi, pensiamo di esserci riusciti. Un bar, un portone, uno scoglio, un museo, d'un tratto ci riportano indietro nel tempo e... ci ritorna il magone.
RELITTO
Quando, con
dolore, m’accorsi
di aver
perso la corazza,
percepii la
mia fragilità.
M’illusi
d’esser coperto
del
sentimento più bello,
protetto in
una roccaforte,
inespugnabile
fortino,
cuore di
donna amata.
Lo vidi
sgretolare in un baleno,
non una
pietra sull’altra.
Divenni
natante, perennemente
in balia dei
potenti flutti,
con la vela
a brandelli,
senza ancora
e senza timone.
In balia
delle sue fisime
andavo
ramingo di scoglio in scoglio,
e lei,
capriccioso vento,
soffiava
godendo della mia impotenza.
Mi ridusse
un relitto,
uno scarno
fasciame
destinato a
marcire in acque basse…
Eppure, a vela
spiegata
avevamo
solcato gli oceani,
superato
tempeste e,
attaccati al
timone,
eravamo
approdati
sull’isola
più bella.
Felice, mai
m’accorsi
della sua
vita legata a più fili.
Piccole
storielle senza storia,
dove
l’istinto ha fatto da padrone,
ed io mi
ritrovai spogliato,
solo,
ramingo sull’arenile,
ad aspettar
che un’onda malandrina
cancellasse
il suo nome sulla sabbia,
mentre
attonito guardavo
i miei resti
alla deriva.
TUTTO MI PARLA DI TE
Potesse
parlar l’aria,
il vento e
la tempesta,
potesse dir
qualcosa
il sasso in
riva al mare,
il ciglio
d’un biviere,
i pini sopra
il colle,
il prato di
papaveri,
il bosco di
castagni
che ci vide
curvi
a raccattare
ricci.
Potesse
parlare il portone
dove
riparammo dalla pioggia
ed io
timidamente ti baciai,
e quella
cinquecento
che volesti
colore aragosta,
e tutti i
tappi di spumante
dove
fissasti le date,
quasi a
scandire il tempo,
gelosamente
conservati
in una
cappelliera rosa.
Son passati
gli anni,
la brezza ha
soffiato
sui fogli
del calendario
che son
volati via,
tanti
foglietti bianchi!...
Ho atteso
che il bruco,
trasformato
in farfalla
tornasse sul
mio cielo a volare;
promessa mai
mantenuta!
Vana
l’attesa, eterna illusione e,
seduto sullo
stesso scoglio a ricordare,
ancora tutto
mi parla di te.
Con la poesia in vernacolo, che stasera traduco, voglio affermare quanto un amore può essere grande, espresso con gesti e parole semplicissime, con attenzioni, con patemi d'animo, immaginando l'amata come un qualcosa di animato che vive solo di carezze, di premure, di piccoli gesti affettuosi.
LA ATTA (LA GATTA)
Comu nna puddastredda straviata
stanca, sfinuta e ccu l'ali caruti,
t'avvii a la to casa a gesti muti
mi dici ca ti senti strapazzata.
Fussi d'un criricci o facci di fata,
comu nna atta c'avi setti viti
parri e dici lenti li battuti,
ma la to vucca è n'eterna cantata.
Ti mittissi 'mmrazza sta sirata,
p'annacariti tutta la vita,
pi tuccariti sta facci di sita
e la vuccuzza tua 'ncuraddata.
Si la sorti stu jornu m'aiuta
e pozzu taliariti assupita,
sarà comu mirari all'insaputa
la cchiù bedda di tutta la stiddata.
L'occhi chiù lucenti d'un fanali,
li capiddi, prigiata filigrana,
li labbra sunnu fatti d'un pitturi,
li manu toi, frutti di marturana.
Tradurre una poesia scritta in vernacolo fa perdere metrica, armonia, suoni, spesso anche i significati, ci provo per consentire a chi il siciliano non legge, di percepire la bellezza e la ricchezza dei termini usati per cantare l'amore che lo lega ad una donna.
LA GATTA
Come una gallinella dispersa
stanca, sfinita e con le ali penzolanti,
ti avvii silenziosa verso casa
mi dici che sei sfinita.
Vorrei non crederti faccia di fata,
sei come una gatta che ha sette vite
parli e lentamente scandisci il tuo dire,
ma la tua voce è un'eterna cantata.
Vorrei metterti in braccio questa sera,
per cullarti tutta la vita,
per sfiorarti le guance di seta
e la bocca tua di corallo.
Se la fortuna oggi mi aiuta
e posso guardarti addormentata,
sarà come ammirare all'insaputa
la più bella stella del firmamento.
Gli occhi più lucenti d'un faro,
i capelli, pregiata filigrana,
le labbra son dipinte da un pittore,
le tue mani, frutta di marzapane.
Con la poesia in vernacolo, che stasera traduco, voglio affermare quanto un amore può essere grande, espresso con gesti e parole semplicissime, con attenzioni, con patemi d'animo, immaginando l'amata come un qualcosa di animato che vive solo di carezze, di premure, di piccoli gesti affettuosi.
LA ATTA (LA GATTA)
Comu nna puddastredda straviata
stanca, sfinuta e ccu l'ali caruti,
t'avvii a la to casa a gesti muti
mi dici ca ti senti strapazzata.
Fussi d'un criricci o facci di fata,
comu nna atta c'avi setti viti
parri e dici lenti li battuti,
ma la to vucca è n'eterna cantata.
Ti mittissi 'mmrazza sta sirata,
p'annacariti tutta la vita,
pi tuccariti sta facci di sita
e la vuccuzza tua 'ncuraddata.
Si la sorti stu jornu m'aiuta
e pozzu taliariti assupita,
sarà comu mirari all'insaputa
la cchiù bedda di tutta la stiddata.
L'occhi chiù lucenti d'un fanali,
li capiddi, prigiata filigrana,
li labbra sunnu fatti d'un pitturi,
li manu toi, frutti di marturana.
Tradurre una poesia scritta in vernacolo fa perdere metrica, armonia, suoni, spesso anche i significati, ci provo per consentire a chi il siciliano non legge, di percepire la bellezza e la ricchezza dei termini usati per cantare l'amore che lo lega ad una donna.
LA GATTA
Come una gallinella dispersa
stanca, sfinita e con le ali penzolanti,
ti avvii silenziosa verso casa
mi dici che sei sfinita.
Vorrei non crederti faccia di fata,
sei come una gatta che ha sette vite
parli e lentamente scandisci il tuo dire,
ma la tua voce è un'eterna cantata.
Vorrei metterti in braccio questa sera,
per cullarti tutta la vita,
per sfiorarti le guance di seta
e la bocca tua di corallo.
Se la fortuna oggi mi aiuta
e posso guardarti addormentata,
sarà come ammirare all'insaputa
la più bella stella del firmamento.
Gli occhi più lucenti d'un faro,
i capelli, pregiata filigrana,
le labbra son dipinte da un pittore,
le tue mani, frutta di marzapane.
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